VITA ETERNA

Esaltazione della Santa Croce
La croce è simbolo di morte, violenza, odio portato fino al delitto di Caino: togliere la vita al proprio fratello. Come possiamo noi cristiani, in un tempo drammatico come il nostro, dove le religioni vengono abbracciate per giustificare e legittimare l’odio verso l’altro, continuare a “esaltare” un simbolo così ambiguo?! Nel racconto del cammino del deserto, siamo posti a confronto con la dura realtà dell’Esodo, altra figura simbolica capace di parlare alla nostra esistenza. Camminando sotto il sole e nella penuria di acqua e cibo, il popolo scopre di non avere in se stesso le risorse per portare a termine il viaggio. E muore, perché si rivolge contro la sua origine: il Dio che chiama ogni cosa a uscire dal nulla per entrare nello spazio della sua fedeltà d’amore. 

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, 
così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (Gv 3, 13-15)

La rilettura che Gesù fa dell’antico espediente del serpente innalzato sul bastone di bronzo — che offriva salvezza agli israeliti nel deserto morsi dalle passioni egoistiche — svela quale sia (stata) la reazione di Dio alla nausea che tutti — prima o poi — proviamo lungo il viaggio della vita. È sceso per mostrarci che non è tanto la strada a essere sbagliata, quanto il cuore che mal sopporta il viaggio e dimentica la meta.

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, 
non ritenne un privilegio l’essere come Dio, 
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, 
diventando simile agli uomini (Fil 2,6-7)

La croce che oggi esaltiamo non è quella dell’eroismo, con cui spesso esaltiamo solo noi stessi o le convinzioni di cui andiamo fieri. È quella dove si può salire e rimanere unicamente mossi da compassione per l’altro, a cui ci si sente liberi di porgere quell’abbondanza di vita che abbiamo ricevuto e sperimentato. Del resto l’unico che può esaltare è soltanto Dio, sempre in attesa di poter innalzare fino a sé tutti coloro che vivono nell’amore. 

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, 
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, 
e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (2,9-11)

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