STUPENDO PROGETTO

Natività della B.V. Maria
È «così piccola» (Mic 5,1) la presenza di Maria nel vangelo di questa festa liturgica dedicata alla sua nascita, che quasi si perde il suo nome nella lunga genealogia di Gesù Cristo secondo Matteo. Nella Bibbia, le formule di generazione scandiscono il ritmo della storia di salvezza, dichiarando come la trama delle vicende umane — con le sue luci e le sue ombre — non costituisca mai un ostacolo definitivo all’agire di Dio, ma rappresenti il mosaico che va componendosi lentamente «secondo il suo disegno» (Rm 8,28). È una felice intuizione la scelta di deputare l’elenco delle nascite a rappresentare i momenti in cui la creatività di Dio si insinua, in modo discreto ma decisivo, dentro le pieghe della storia. In ogni nascita umana si manifesta una forza straordinaria, incontenibile: il miracolo della vita si impone contro qualsiasi resistenza e difficoltà. Proprio in virtù della sua piccolezza, il nascituro è capace di afferrare la vita come diritto che gli spetta, come promessa che lo attende. Una speciale presenza di Dio accompagna il momento in cui una vita umana viene alla luce. 

Naturalmente tutto ciò risulta particolarmente vero per la nascita di Maria, la «madre» (1,18) del Signore. Come scrive Andrea di Creta: «Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore». Maria viene scelta da Dio per diventare «partecipe della radice» (Rm 11,17) santa, «dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1,16). «Per opera dello Spirito Santo» (1,18) questa sua umanità, ben radicata nella storia di Israele, diviene il luogo in cui si adempie «ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta» (1,22). Si compie il mistero del «Dio con noi» (1,23).

La vicenda di Maria, il fiorire della sua umile esistenza, ci ricorda quale gioia oggi ci è lecito celebrare. Siamo anche noi piccola umanità, gettata in un fiume di storia che ci precede, ci sospinge e, molto probabilmente, continuerà il suo corso anche dopo di noi. Ogni uomo e ogni donna che viene al mondo è un minuscolo ramo innestato — senza alcun preavviso — sul più grande tronco della generazione umana. Eppure, proprio dentro questo impasto di piccolezza e ordinarietà, germina qualcosa di unico e grande, perché ogni nascita è chiamata a realizzare uno «stupendo progetto», un frutto buono e gradito a Dio, che rimane fino a vita eterna. Questa fecondità viene «prima» (1,18) di ogni nostro pianificazione e di ogni nostra paura, anticipa qualsiasi successo o fallimento possiamo sperimentare. È un seme che a suo tempo «sarà grande» e saprà dilatarsi «fino agli estremi confini della terra» (Mic 4,3), che invano cerchiamo di  raggiungere con le nostre forze. 


La memoria della nascita di Maria ravviva il ricordo che anche la nostra vita – così formidabile nel suo sorgere – è dono e promessa. Riposa dunque in noi una speranza più grande di ogni solitudine, dolore, divisione che la vita talvolta ci chiede di accogliere e assumere. Quella speranza che consente a Paolo di ritenere che «tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8,28), dal momento che «quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (8,29). 

Commenti

Anonimo ha detto…
Tra molti? e perchè non tutti? Non siamo figli dello stesso Padre?!
fra Roberto ha detto…
Molti è il contrario di pochi, non di nessuno. La frase non ha vuole cimentarsi con i nostri (falsi) problemi teologici (per tutti o non per tutti?), ma affermare come il dono di Dio sia inclusivo, non appannaggio di pochi. "Tutti" è il linguaggio (scontato) delle idee filosofiche. "Molti" è quello concreto dell'amore, che sa stare con libertà nella logica dell'offerta e non in quella del conteggio e del controllo dei risultati
Anonimo ha detto…
Dei risultati...no(manchiamo). Delle risposte, sì (compiuta). Grazie per la sua. Posso annoverarla tra le "poche" :)