TEMPO DI CERCARE

Mercoledì – XIV settimana del Tempo Ordinario
Prima di presentare i nomi dei Dodici, la loro diversità, persino il triste epilogo che conoscerà la libertà di uno di essi, l’evangelista Matteo si preoccupa di scrivere una breve introduzione capace di dire il senso di ogni chiamata e di ogni missione che si compie nel nome del Signore. 

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere 
sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità (Mt 10,1)

Istruiti dal vangelo delle Beatitudini e ammaestrati dai segni di misericordia compiuti dal Signore Gesù sulle folle erranti come pecore senza pastore, i discepoli ricevono finalmente un ben preciso potere. Estraneo a qualsiasi logica di dominio e di prestigio, esso non è altro che l’autorità di compiere segni di vita là dove regna la morte, di annunciare parole di speranza dove ancora sopravvive la menzogna. È la perenne missione della chiesa: condurre fuori dall’uomo tutto ciò che lo tiene fermo e schiavo. Avvolgere di compassione l’umanità che ancora teme l’incontro con Dio perché non ne conosce la bellezza. Un simile compito non può mai realizzarsi senza una purificazione da parte di chi lo assume.  

Vite rigogliosa era Israele, che dava sempre il suo frutto;
ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; 
più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele (Os 10,1)

Non ce ne accorgiamo subito. Ma poi la voce del Signore ci insegue e ci ammonisce. La bellezza e la prosperità che il Signore ci dona di vivere — anche di testimoniare — si possono tramutare in occasione di (ri)volgerci a noi stessi, anziché restare umilmente in quella povertà davanti a Dio che ci fa ricchi di ogni cosa. Si tratta della sete di possesso, dell’inganno della ricchezza, della seduzione del potere. Da questo male non si guarisce se non a prezzo di dolorose separazioni, che ci introducono in quel tempo di grazia in cui torna possibile mettersi in ricerca.

«Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; 
dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, 
finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia (10,12)

Per questo il Signore Gesù raccomanda ai discepoli di privilegiare i fratelli della casa d’Israele, i vicini a cui ancora non è giunta la buona notizia della compassione di Dio. Le tracce del Regno vanno cercate sempre — e anzitutto — vicino. Non lontano, dove più facile è essere riconosciuti come belli, profetici e originali. Ma vicino, dove il nostro volto appare ordinario e feriale. Dove i nostri gesti e le nostre parole non possono pretendere nulla. Dove, in fondo, solo la mite forza della compassione è l’autorità che abbiamo e possiamo esercitare. Su ogni tenebra e ogni distanza. Teneramente.

«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;
rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele» (10,5-6)

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