NON SI SCAPPA

Mercoledì – XII settimana del Tempo Ordinario
Sembra entrare in contraddizione con se stesso un Maestro che, appena due giorni fa, ci sottraeva il diritto di giudicare il modo con cui gli altri vedono e valutano la realtà e oggi, invece, ci fornisce precisi parametri per misurare la bontà di chi si avvicina a noi. Di chi si propone a noi con l’intento di offrire una guida e un accompagnamento al nostro cammino. 

«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, 
ma dentro sono lupi rapaci!» (Mt 7,15)

Anche la vita spirituale, come ogni cosa che facciamo, ha bisogno di un’iniziazione, nella quale impariamo, da qualcuno che ne ha una significativa esperienza, come procedere senza inganni. I profeti falsi sono coloro che sembrano essere buone guide, ma in realtà non lo sono affatto, perché non hanno imparato a lasciarsi guidare. Per questo Gesù li definisce rapaci lupi e non pecore. Il loro vero intento non è quello di promuovere la vita degli altri, ma di impadronirsene per provare la futile ebbrezza del dominio e colmare i vuoti dell’anima. Un simile inganno, presto o tardi, viene sempre alla luce. Non si scappa.

«Così ogni albero buono produce frutti nuoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 
un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni» (7,18)

Questo insegnamento del Signore Gesù è una chiave per comprendere meglio l’atmosfera che pervade tutta la prima lettura. Il ritrovamento del libro della Legge — avvenuto in modo fortuito nel tempio del Signore sotto il regno di Giosia — viene raccontato come un evento di straordinaria importanza. Il libro ritrovato non è altro che il Deuteronomio, cioè la rilettura del codice di santità offerto da Dio al popolo nel deserto e trascritto nel libro dell’Esodo. Appena rinvenuto, il libro viene letto alla presenza del re, il quale subito ordina di compiere adeguati approfondimenti su di esso.

«[...] grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi,
perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro» (2Re 22,13)

Al termine di questo studio sul libro, viene ordinata una seconda lettura davanti alle autorità politiche, religiose e a tutto il popolo. Il libro viene finalmente riconosciuto come albero dai frutti buoni, alla cui ombra il popolo deve ricominciare a vivere. Non solo in quanto imprescindibile codice di leggi da osservare. Soprattutto come documento che attesta la grande profezia che Israele è chiamato ad accogliere e testimoniare davanti al mondo intero: Dio ha rivolto all’uomo parole di grande rispetto e amore. Parole di una nuova ed eterna alleanza. Dalla quale — grazie a Dio — non si può proprio scappare.

Il re, in piedi presso la colonna, concluse l’alleanza davanti al Signore, 
per seguire il Signore e osservare i suoi comandi, le istruzioni e le leggi 
con tutto il cuore e con tutta l’anima, per attuare le parole dell’alleanza scritte in quel libro. 
Tutto il popolo aderì all’alleanza» (23,3)

Commenti