UNA COSA SOLA

Martedì – IV settimana del Tempo di Pasqua
Diventare finalmente una cosa sola con ciò, anzi colui, che si ama. Questo desiderabile punto di arrivo — che spesso inseguiamo faticosamente nella vita — è divenuto realtà per i discepoli, non molti giorni dopo la risurrezione di Gesù, il Signore accolto, seguito e amato fino allo scandalo della croce e all’impossibile gioia della risurrezione. Il libro degli Atti inserisce nella sua cronaca un’osservazione divenuta giustamente cara alla memoria della chiesa. 

Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani (At 11,26)

Dopo la paura e la tristezza, l’abbandono e il nascondimento, i discepoli accesi dal fuoco dello Spirito Santo hanno iniziato a manifestarsi al mondo come il corpo di Cristo, a rendere presente il suo volto, la sua parola, la sua grazia. Tanto da essere chiamati col suo stesso nome, quello lungamente preparato e atteso da Israele. L’appellativo cristiani rivolto ai discepoli segna un punto di svolta nella missione della primitiva chiesa. Esprime un’evidente e profonda identificazione tra la vita dei discepoli e quella del Maestro, morto e risuscitato, ma vivo nello Spirito d’Amore. Curiosamente, questo cambio di identità si svolge proprio nel momento in cui crescono le persecuzioni contro la diffusione del vangelo, e i discepoli sono costretti a fuggire, portando altrove il nome di Gesù.

E la mano del Signore era con loro 
e così un grande numero credette e si convertì al Signore (11,21)

Anche Gesù, nell’imminenza della sua Passione, proclama di essere una cosa sola con il Padre suo che è nei cieli (cf Gv 10,30). E lo fa al termine di un discorso che prende avvio da una certa paura nel credere pienamente alla sua parola e alla sua testimonianza. Gesù ha ormai reso manifesto l’amore di Dio in molte forme e in tante occasioni: guarigioni, miracoli, parole di vita e di verità disseminate nei cuori di tante persone. Eppure nei suoi seguaci resta un dubbio, un timore ad abbandonarsi a lui completamente.

Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: 
«Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio,
queste danno testimonianza di me» (Gv 10,24-26)


Dio non può dimostrare la sua dedizione a noi. La può solo mostrare. Il resto tocca a noi farlo. Circoncidendo la carne del nostro cuore dai ragionamenti perniciosi e dagli inutili dubbi e seguire, fiduciosamente, le sue orme, compiendo le sue stesse opere. Per essere e rivelarci al mondo intimamente uniti a lui, come sua vera carne. E diventare, finalmente, cristiani. 

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