TASCHE

8 gennaio
Nei giorni che vanno dalla Epifania di Gesù davanti ai Magi fino alla sua manifestazione nel  Battesimo al Giordano, la liturgia ci spinge ad approfondire i modi con cui il Signore si rende presente nella carne della nostra vita umana. La moltiplicazione dei pani e dei pesci che il Maestro realizza per insegnare ai discepoli a non congedarsi di fronti ai bisogni altrui ci svela il senso profondo del suo Natale. Dio si è fatto bambino per venire incontro a ogni nostra fame e manifestare una profonda attenzione a ogni nostro bisogno. 

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro,
perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6,34) 

Gesù sceglie però di compiere il miracolo aiutando i discepoli anzitutto a prendere coscienza che nella realtà esiste un’incolmabile distanza tra bisogni e risorse disponibili. Davanti a questa sproporzione, i discepoli sono invitati a credere che il poco presente nelle loro tasche, offerto a Dio, può diventare capace di saziare tutti. Ecco l’altro senso profondo del Natale: Dio si è fatto piccolo in mezzo a noi, non solo per entrare nelle nostre misure e nei nostri giudizi, ma anche per diventare — lui stesso — la nuova misura di tutte le cose. Soprattutto della nostra umanità destinata a diventare compassionevole e generosa come quella di Dio. 

Presi i cinque pani e i due pasci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,
spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.
Tutti mangiarono a sazietà (6,41-42)

Nel mistero del Natale è racchiuso un nettare di gioia e di libertà assai prezioso per la nostra vita. Il Figlio di Dio è diventato uno di noi per assicurarci che non siamo stati noi a darci la vita e a costruirci gli orizzonti in cui il suo significato deve compiersi. È stato Dio a invitarci al gioco dell’amore affinché diventiamo capaci di parteciparvi con quel poco che siamo e abbiamo. Per questo non dovremmo preoccuparci di altro se non di rispondere ai quotidiani appelli a donare e condividere, accettando di aprire e svuotare le tasche dei nostri beni e della nostra disponibilità. Così, come e dove siamo. Sereni, responsabili e contenti. 

In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio,
ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio 
come vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 4,10)

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