OGNI GIUSTIZIA

Battesimo del Signore
La festa del Battesimo del Signore Gesù chiude il tempo del Natale, salvandolo da ogni possibile fraintendimento e riduzione. Il Natale non è solo la festa della tenerezza di Dio che si manifesta nella carne piccola di un bambino. È pure la manifestazione di una «giustizia» (Mt 3,15) che vuole sovvertire il corso banale — spesso mediocre — dei nostri percorsi umani. Soltanto due Vangeli (Matteo e Luca) raccontano infatti la cosiddetta infanzia del Maestro. Per gli altri due la Buona Notizia comincia con l’immersione di Cristo nelle acque del Giordano. Un battesimo di solidarietà con l’uomo che si trova a fare i conti con la soglia amara del peccato, che conosce quotidianamente lo scacco matto della propria, invincibile, debolezza. 

Stupore
Giovanni Battista era un uomo straordinario, un profeta coerente, un autentico messaggero di Dio in mezzo al suo popolo. Una persona consapevole della sua missione e della sua predicazione. La sua vita rivelava una qualità umana altissima, una tensione meravigliosa alla giustizia, una magnetica libertà interiore. Dai racconti evangelici, possiamo immaginarlo come un tipo capace di parlare con verità, di fare breccia nel cuore con discorsi schietti e toccanti. Giovanni si muoveva fuori dagli schemi e dalle convenzioni che spesso ingessano le nostre comunicazioni rendendole troppo politically correct, vuote di profezia, povere di verità. Eppure, questo profilo alto e roccioso sembra per un attimo vacillare quando «Gesù dalla Galilea venne al Giordano per farsi battezzare da lui» (3,13). Giovanni, inaspettatamente, vive un momento di esitazione e cerca di impedire a Gesù di sottomettersi a lui: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» (3,14). Non è difficile capire il perché. Giovanni — in piena sintonia con molti altri profeti — aspettava un Dio forte e giustiziere, di fronte al quale l’uomo doveva fare preliminare ammenda. Non certo un Dio dall’aspetto «mite e umile di cuore» (11,29), solidale con i peccatori al punto da mettersi in fila con loro. Giovanni non aveva ancora capito che Dio aveva ormai deciso di adempiere «ogni giustizia» (3,15). 

Giustizia piena
È certamente giusto sostenere che chi ha sbagliato paghi, che sia punito chi si è comportato male. È corretto pensare che chi ha rubato restituisca il maltolto, che chi ha danneggiato ripari. Ma esiste una giustizia ulteriore. Il cuore del Signore la conosce e la persegue. Per Dio è giusto che se uno ha perduto la vita la possa ritrovare, che se uno ha peccato possa ricevere perdono, che se uno è colpevole non sia condannato, ma salvato. Anche questo stava scritto nei rotoli dei Profeti e nel cuore del Maestro Gesù: «Forse che io ho piacere della morte del malvagio — oracolo del Signore — o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?» (Ez 18,23). Giovanni si rende conto — forse per la prima volta — che Dio ha ormai deciso di mettere in atto «ogni giustizia» dentro la storia umana attraverso il suo Figlio Gesù e «lo lasciò fare» (Mt 3,15). Gesù si immerge nell’acqua, vede lo Spirito di Dio discendere e venire su di lui, ed ecco che «una voce dal cielo» conferma l’enormità dell’avvenimento: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (3,17). La voce che tuona sulle sponde del Giordano serve a noi per capire quanto magnifica sia l’iniziativa di Dio nei nostri confronti. Il Battesimo dell’uomo Gesù non è altro che la conferma del Natale del bambino Gesù che, mettendosi in fila con noi e con il nostro bisogno di salvezza, ci annuncia quanto Dio sia disposto a giocarsi con noi. Ci rivela che Dio, nella sua ricerca di comunione con l’uomo, è disposto a scendere e a inginocchiarsi per raggiungerci là dove i sentieri tortuosi della vita e i nostri peccati possono averci condotto. 

Fratello minore

Dio si rivela “fratello minore” per ciascuno di noi, direbbe san Francesco, che scelse proprio questo nome per i suoi frati. Più piccolo di ogni aspettativa, più umile e mite di ogni timore che di lui possiamo avere. E noi siamo chiamati a scorgere in questo abbassamento la forma più limpida di amore, la bellezza a cui tendere con i nostri passi. Il battesimo porta a compimento il tempo di Natale perché ci fa comprendere quanto l’incarnazione di Dio esprima una solidarietà stupenda e sconcertante con la nostra umanità. Gesù scende nella zona più depressa della Palestina (la regione del Giordano e del mar Morto rimane sotto il livello del mare!) fino ad assumere il nostro ruolo, fino ad occupare il posto che spetterebbe a noi. Questo modo di porsi è per Dio fare «ogni giustizia» con noi. Senza perdere dignità, Dio si rivela solidale con noi laddove neppure noi riusciamo a essere solidali con noi stessi. Nella festa di oggi, abbiamo l’occasione di capire quale regalo Dio ci abbia fatto con il Natale del suo Figlio. Affinché, in questo nuovo anno che si spalanca davanti a noi, possiamo smettere di giustificarci, davanti allo specchio del nostro ego o di fronte alle aspettative degli altri, e ricominciare a riconoscerci giustificati e amati, davanti ad un Padre che si è voluto giocare pienamente con noi, donandoci quanto aveva di più prezioso. Un giorno, infatti, Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi. Per oltre trent’anni è stato il nostro vicino di casa, costruendo panche, tavoli e sgabelli. Poi un giorno si è alzato e si è messo in fila con noi, «beneficando e risanando» (At 10,38) la nostra umanità. Così il Signore Gesù continua a fare oggi: dimora in mezzo a noi, con infinita discrezione pone la sua infinita vita accanto alla nostra. Poi, all’improvviso, apre i nostri occhi «ciechi» (Is 42,7) che non vedono ancora il suo infinito amore e ci chiede di seguirlo. Per annunciare al mondo che «Dio non fa preferenze di persone» (At 10,34), che egli è «il Signore di tutti» (10,36). Specialmente di «coloro che abitano — ancora — nelle tenebre» (Is 42,7) del peccato e della solitudine.

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