NEL BISOGNO

Martedì – II settimana del Tempo Ordinario
Quando le cose sembrano finire, quando tutto cospira contro ciò che avevamo sognato, provato a costruire, ciò che ci aveva richiesto di mettere a disposizioni risorse, beni, sopratutto larghe porzioni del nostro cuore, non si può che piangere. Il profeta Samuele è abbastanza affranto per come sono andate le cose con Saul. Il Signore gli parla e apre un nuovo orizzonte nel suo bisogno. 

«Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? 
Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, 
perché mi sono scelto tra i suoi figli un re» (1Sam 16,1)

In alcuni momenti bisogna solo partire. Occorre muoversi, forse per lasciarsi alle spalle le domande (e le risposte) sbagliate. Camminare fino ad accumularne di nuove, che possano aprirci a una migliore comprensione della realtà. Fino a scoprire che le tristezze sono (sempre) superabili, nella misura in cui permettiamo a Dio di orientare il nostro sguardo altrove, rispetto ai soliti punti di riferimento. 

«Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. 
Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: 
infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7)

Dio sceglie quello che noi scartiamo. E noi possiamo imparare, proprio da questo sguardo, a osservare nella realtà inedite traiettorie di vita, diverse da quelle che rischiano di farci rimanere nella solitudine e nella sterilità del giudizio. È proprio questa apertura che sembra assente dal cuore dei farisei, preoccupati non tanto di capire come mai nei discepoli di Gesù si manifesti una novità di vita, quanto di ricondurla nei recinti sicuri del loro metro di giudizio. 

I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?» (Mc 2,24)

Il problema dei farisei è proprio una questione di sguardo, incapace di cogliere nella realtà il segno di un cammino che Dio vuole benedire. Tornando a confidare nelle nostre forze e a chiudersi nell’egoismo, il nostro cuore cade facilmente nella tentazione di misurare le cose non come occasioni di relazione con gli altri, ma in termini di minor o maggior vantaggio per noi stessi. Il cuore di Dio è libero da questo spirito di rivalsa e di competizione. È continuamente decentrato verso il bisogno della persona amata. Per conoscerlo — e ricordarlo — è necessario imparare a leggere le Scritture, scrutarle con paziente amore, fino a scorgervi la «bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini» (Tt 3,4).   

Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno
e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, 
entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, 
che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, 

e ne diede anche ai suoi compagni!» (1Sam 16,25-26)

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