CUSTODIA DI MISERICORDIA

Festa della Cattedra di san Pietro

Nel primo anno del suo pontificato, Benedetto XVI esprimeva la coscienza che il ministero appena accolto come successore di Pietro era da intendersi come un servizio da vivere e offrire umilmente alla chiesa universale. 

«La cattedra del Vescovo di Roma rappresenta, pertanto, non solo il suo servizio alla comunità romana, 
ma la sua missione di guida dell’intero Popolo di Dio. 
Celebrare la “Cattedra” di Pietro, come facciamo oggi, significa, perciò, 
attribuire ad essa un forte significato spirituale e riconoscervi un segno privilegiato dell’amore di Dio, 
Pastore buono ed eterno, che vuole radunare l’intera sua Chiesa e guidarla sulla via della salvezza»
(Udienza Generale, 22 febbraio 2006)

Queste parole ci offrono una singolare prospettiva da cui guardare l’odierna festa liturgica, che invita ogni comunità cristiana a riconoscere nella sede di Roma il punto di riferimento e di garanzia per la propria fede nel Vangelo. Il potere ricevuto dall’apostolo Pietro, che ha riconosciuto per primo in Gesù di Nazaret «il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16), non si traduce infatti in un’autorità tesa a disciplinare la libertà umana, ma in un servizio rivolto a custodire la libertà di Dio che, attraverso le «sofferenze di Cristo», desidera rendere tutta l’umanità «partecipe della gloria che deve manifestarsi» (1Pt 5,1). Non ci sfugga dalla memoria il fatto che quella «pietra» (Mt 16,18) solida e sicura su cui «Simone, figlio di Giona» (16,17) ha ricevuto la promessa delle «chiavi del regno dei cieli» (16,19) è un luogo dove «né carne né sangue» (16,17) conferiscono il diritto di essere e di rimanere. Pietro stesso ha dovuto compiere un doloroso cammino di spogliazione davanti alla misericordia di Cristo per potervi tornare, fino a diventare  un autentico modello «del gregge» (1Pt 5,3) capace di «confermare i fratelli» (cf. Lc 22,32) nella speranza del Vangelo.

Suggestivo può essere il ricordo del monumento alla cattedra dell’apostolo che si trova nell’abside della Basilica di san Pietro, opera del Bernini realizzata in forma di grande trono bronzeo sopra il quale spicca il finestrone in alabastro raffigurante la colomba dello Spirito. In questa immagine troviamo condensato tutto il senso evangelico dell’odierna festa liturgica. I discepoli di Cristo sparsi per il mondo si rallegrano di avere nel vescovo di Roma un visibile punto di riferimento per la propria fede e un segno di unità con ogni assemblea che confessa la fede nel vangelo. E non temono il fatto che la cattedra petrina sia in questi giorni quasi vacante, ma sono accompagnati dalla stessa fiducia con cui il santo padre ha maturato  questa difficile decisione: «Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura» (Udienza Generale, 13 febbraio 2013). L’autorità del pontefice, infatti, non è tanto la gestione di un privilegio, quanto la custodia di una misericordia. Quella misericordia che Pietro, primo tra gli apostoli, ha avuto la grazia di sperimentare attraverso l’azione dello Spirito. Ciò che impedisce persino alle «potenze degli inferi» (Mt 16,18) di far vacillare la cattedra di Pietro è la fedeltà di Dio che promana dal mistero pasquale e che abilita ogni cristiano a interpretare la sua esistenza come un generoso servizio da realizzare «non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio» (1Pt 5,2), e a porsi di fronte agli altri «non come padroni» (5,3), ma come collaboratori di gioia (cf 2Cor 1,24), pronti a offrire sempre e anzitutto, per sé e per gli altri, il sacrificio della preghiera. 

«Cari fratelli e sorelle, nell’abside della Basilica di san Pietro, come sapete, 
si trova il monumento alla Cattedra dell’Apostolo, opera matura del Bernini, 
realizzata in forma di grande trono bronzeo, sorretto dalle statue di quattro Dottori della Chiesa, 
due d’occidente, sant’Agostino e sant’Ambrogio, 
e due d’oriente, san Giovanni Crisostomo e sant’Atanasio. 
Vi invito a sostare di fronte a tale opera suggestiva, 
che oggi è possibile ammirare decorata da tante candele, 
e pregare in modo particolare per il ministero che Iddio mi ha affidato. 
Alzando lo sguardo alla vetrata di alabastro che si apre proprio sopra la Cattedra, 
invocate lo Spirito Santo, affinché sostenga sempre 
con la sua luce e la sua forza il mio quotidiano servizio a tutta la Chiesa»
(Udienza Generale, 22 febbraio 2006)

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