Corpus Domini - Anno B

Es 24,3-8 / Sal 115 / Eb 9,11-15 / Mc 14,12-16.22-26

ALLEATI


La solennità del Corpo e Sangue di Cristo non viene solo a ricordarci quanta intimità sia concessa e riservata a tutti coloro che celebrano nella fede il suo mistero pasquale. La parola di Dio contenuta nelle letture di quest’anno chiede di guardare al dono dell’eucaristia come segno eloquente di un’alleanza, nella quale poter ritrovare il senso della vita e la speranza oltre la morte. 

Sangue
Alle falde del Sinai, il popolo risponde coralmente all’offerta e al compito della Legge dichiarandosi disposto a rimanere di fronte al Dio liberatore con sincera volontà di  corrispondenza: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!» (Es 24,3). L’impegno proclamato con la voce ha subito bisogno di un sigillo di testimonianza, che ne esprima il valore e ne espliciti il contenuto. Mosè raccoglie il sangue dei sacrifici animali e li sparge metà sull’altare e metà sul popolo riunito. A questo punto, Dio e Israele stanno l’uno di fronte all’altro, pronti a prendere parte alla stessa vita, vincolati da un patto di comunione e di reciproca appartenenza. È l’evento da cui trae origine l’idea biblica della «prima alleanza» (Eb 9,15), dove il sangue è simbolo potente che già annuncia quanto le parole del patto valgano più della vita.

Per noi
Il Signore Gesù non può che ricorrere a questa originaria figura di relazione per rivelare ai suoi discepoli fino a che punto Dio intende dichiararsi alleato dell’uomo in cammino verso la sua libertà: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,24). Nonostante gli innumerevoli momenti di rottura e infedeltà vissuti da Israele durante la sua storia, l’alleanza sembra essere, per il Figlio di Dio, non un oggetto infranto, ma una coppa in attesa di essere definitivamente colmata del suo necessario. I primi cristiani non hanno esitato a rileggere la vita e la morte di Gesù come il ristabilimento definitivo dell’alleanza tra Dio e l’uomo peccatore. Non a caso, Marco colloca la prima ‘cena del Signore’ esattamente tra l’annuncio del tradimento di Giuda e la predizione del rinnegamento di Pietro. Più tardi, la riflessione matura contenuta nella lettera agli Ebrei arriverà a definire con maggior ricchezza il valore di un’alleanza ormai definitivamente rinnovata in modo unilaterale dal suo primo contraente: «(Cristo) entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna» (Eb 9,12).

Anche noi
Nuova ed eterna: con questi aggettivi il Nuovo Testamento precisa il contenuto di quanto il Primo aveva già annunciato e sancito. Il sacramento del corpo e del sangue del Signore è la forma semplice, eppure straordinaria, con cui i termini di questa alleanza vengono celebrati per tornare pienamente a noi e a nostro favore. Attraverso l’eucaristia, infatti, la vita di Dio si riversa nella nostra, educandoci a vivere come Cristo, liberi di poter offrire anche noi stessi con amore e per amore. Il mistero dell’eucaristia — vero cuore pulsante per la vita della chiesa — è quel roveto ardente che non si stanca di annunciare che l’alleanza con Dio è eterna perché irrevocabilmente nuova. Infatti, finalmente, anche noi possiamo esserci. Non solo come spettatori o ricettori di un dono, ma come alleati coscienti e consenzienti. Questa speranza sembra riposare sicura nel cuore di Cristo: «In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vita fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio» (Mc 14,25).

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