Natività di san Giovanni Battista

Letture: Is 49,1-6 / Sal 138 / At 13,22-26 / Lc 1,57-66.80


MERAVIGLIOSA REALTÀ



Giovanni il Battista è l’unica santità umana - fatta eccezione per quella della vergine Maria - di cui il calendario liturgico ricorda non solo il momento della morte, ma anche il dies natalis in questo mondo. Se la figura straordinaria di colui che ha saputo «rendere testimonianza alla luce e preparare al Signore un popolo ben disposto» (cf. colletta) sarebbe giù motivo sufficiente per spiegare la singolarità di tale ricorrenza, le letture scelte per questa solennità ci permettono di andare più a fondo, indicandoci la nascita del Battista come una «meraviglia stupenda» (cf. salmo responsoriale) a cui tutta la Chiesa può volgere l’attenzione del cuore.


La narrazione evangelica di Luca, particolarmente attenta a fornire «ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi» (Lc 1,3), indugia volentieri sul momento in cui «per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio» (1,57). Nel giorno della circoncisione — l’ottavo dopo la nascita — tutti i parenti e gli amici presenti «volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa» (1,59). A questo punto, prima la madre attraverso la voce, poi il padre mediante «una tavoletta» (1,63), poiché era rimasto «muto» (1,20) per incredulità, impongono con forza un altro nome, che nessuno si aspettava: «Giovanni è il suo nome» (1,63). La diversità di significato tra i due nomi non era certo rilevante: Zaccaria significa ‘Dio si è ricordato’, mentre Giovanni ‘Dio ha usato misericordia’. Ciò nonostante i due anziani genitori sapevano bene che, mentre il primo nome proveniva semplicemente dall’abitudine di legare la vita del figlio a quella del padre, il secondo nome portava con sé l’eccedenza di una rivelazione, la grazia di una promessa del Signore a cui era stato difficile credere. La scelta del nome si rivela subito sorprendente, sia per Zaccaria che ricomincia a parlare «benedicendo Dio» (1,64), sia per tutti coloro che «udivano» e «custodivano in cuor loro» queste cose, esclamando: «Che sarà mai questo bambino?» (1,66).


Il mistero della vita annunciata e conosciuta per «nome» fin «dal seno materno» (Is 49,1) di Giovanni Battista rivela il segreto di ogni vita che nasce in questo mondo, il cui nome è «nascosto all’ombra della mano» (49,2) di Dio. Laddove noi pensiamo che l’esistenza sia drasticamente segnata dalle sue condizioni iniziali (genitoriali), il Vangelo proclama invece che tra le premesse e lo sviluppo di una vita umana ci sia anche — soprattutto — discontinuità, una certa presenza di Dio che strappa il nome di una persona da ogni destino già scritto e da ogni fatalismo. La misericordia del Signore non è attributo statico della sua bontà, ma dinamismo che opera continuamente nella storia, soccorrendo le mancanze della fragilità umana e i limiti che ogni generazione porta con sé.


A partire da questa coscienza e da questa memoria, il nome di ciascuno di noi può diventare meravigliosa realtà. Libera di esporsi al rischio di faticare «invano» (Is 49,4) – cioè gratuitamente – per diventare «luce delle nazioni» che rende testimonianza «fino all’estremità della terra» (49,6). «A noi – oggi – è stata mandata la parola di questa salvezza» (At 13,26).


Commenti