XIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Letture: Is 66,10-14c / Sal 66 / Gal 6,14-18 / Lc 10,1-12.17-20


BELLI DECISI



E se accettiamo la proposta di uscire definitivamente dall’infanzia, smettendola di voltarci indietro, che cosa può accadere? Possiamo diventare persone belle decise, come frecce che volano dritto verso il bersaglio, dice oggi il vangelo! Nella misura in cui siamo disposti a interpretare la nostra vita come una missione che Dio ci ha affidato, il nostro cammino acquista slancio e traiettoria, tenacia e fedeltà. Non quella di chi trova forza e coerenza in se stesso, ma quella di chi è travolto dal «torrente in piena» della «pace» (Is 66,12) di Dio e perciò diventa annuncio del suo regno.


Mandati davanti

Il Maestro Gesù allarga il numero di suoi collaboratori: «designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1). Contrariamente a quanto generalmente pensiamo, il Signore ama coinvolgere molte persone nella sua missione, affinché la sua parola «di amore e di pace» sia «presente in ogni ambiente di vita» (cf. Colletta). Siamo inclini a credere che la testimonianza del vangelo sia affidata a persone fuori dal comune - in qualche modo elette - che Dio investe di una forza speciale. Invece il vangelo ci mostra un Maestro che ha bisogno di tutti affinché il «fiume» (Is 66,12) delle sue «consolazioni» (66,11) raggiunga tutto e tutti. Per ogni uomo e ogni donna la «vocazione battesimale» infatti non si esprime in altro modo se non nell’essere «pienamente disponibili all’annunzio del Regno» (cf. Colletta). È poi molto bello osservare che Gesù non esige di essere seguito e imitato alla lettera; preferisce fidarsi di noi chiedendoci di essere anticipazione del suo volto. Essere discepoli non significa soltanto calcare le orme del Maestro, ma anche mettere per primi i nostri passi in sentieri sconosciuti, con la libertà e la fantasia dei figli di Dio. Tuttavia, per quanto le nostre spalle siano ben coperte dal suo volto che noi accettiamo di precedere, il Signore Gesù ci mette in guardia: «Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10,3). I testimoni del vangelo vanno coscientemente contro corrente, escono dai recinti del consenso e dell’approvazione. Un agnello in mezzo a un branco di lupi è un elemento estraneo, una mosca bianca, un elemento che turba l’ordine costituito. Comincia con questo avvertimento il mandato missionario dei discepoli di Cristo. E forse questo richiamo merita proprio di essere posto in cima alla lista, dal momento che facilmente lo dimentichiamo. Ossessionati un po’ tutti dalla logica dell’audience e dal bisogno di approvazione, anche noi cristiani corriamo il rischio di sottovalutare quanta scomoda profezia ci sia in quello che il vangelo ci invita a fare: essere solidali in un mondo egoista, condividere i beni e non accumularli, accogliere l’esperienza dell’amore come una chiamata a diventare famiglia, padri e madri, praticare l’onestà in mezzo alla furbizia, la giustizia in mezzo alla diffusa illegalità, non fare mai il male a fin di bene, rispettare la vita umana sempre in ogni suo tempo e in ogni sua forma, vivere la fedeltà, la castità, custodire il tempo per la preghiera.

Pienamente disponibili

Chi è mandato ad annunciare il Regno di Dio non può più fondare la sua vita sui beni di questo mondo, nemmeno su quelli irrinunciabili. «Non portate borsa, né sacca, né sandali» (10,4), dice il Signore Gesù. Cibo, soldi, vestiti sono cose naturalmente indispensabili per vivere, ma per un cristiano non possono mai essere il centro decisionale, la prima preoccupazione. Il Maestro ci vuole simili ai mendicanti, che non si possono imporre, ma devono continuamente imparare ad affidarsi e a farsi accogliere. Gli annunciatori del vangelo sono persone che rinunciano ad avere un secondo paio di sandali, cioè che non conservano uscite di sicurezza o corsie di emergenza in caso di necessità, ma che si giocano pienamente nelle scelte di vita che compiono. Persone non superficiali, che non si lasciano tentare di porgere un ultimo bacio a ciò a cui hanno liberamente detto addio. Persone che non si perdono in salamelecchi - «E non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada» (10,4) - perché sono consapevoli di essere come un fiume, che ha la missione di scorrere raccolto dentro il suo letto, e perciò non perde la sua forza nei rivoli laterali, arrivando poi secco e decimato alla meta. Liberi e concentrati, poveri e decisi: questa è la prova bikini a cui il vangelo ci sottopone. In un tempo dominato dallo zapping e dalla superficialità, che frammenta la nostra vita in mille cose, noi discepoli del Risorto siamo chiamati a non disperderci in cose inutili, a ritrovare concentrazione ed essenzialità, per poter tirare dritto nella strada in cui il Signore ci ha chiesto di camminare. Imparando a riconoscere come tentazione l’idea di passare «da una casa all’altra» (10,8), di saltellare altrove quando le mura domestiche della nostra quotidianità non profumano più di fresco e di nuovo. Attraverso l’invito a rimanere «in quella casa» (10,6) in cui siamo stati accolti e nutriti, il Signore ci dichiara capaci di essere «nuove creature» (Gal 6,15), fedeli alle promesse e ai gesti che abbiamo compiuto per amore. Prima di diventare un obbligo, questo è il «diritto», la splendida «ricompensa» (10,7) che rende la nostra vita già gloriosa in questo mondo. Per quanto i nostri cammini siano spesso tortuosi, pieni di curve inattese e di brusche interruzioni, il Signore ci invi(t)a a essere la strada che i suoi piedi percorreranno, la voce capace di «consolare» i fratelli con la buona notizia: «è vicino a voi il regno di Dio» (10,10).

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