Sabato - XXXI settimana del Tempo Ordinario

Letture: Rm 16,3-9.16.22-27 / Sal 144 / Lc 16,9-15


COSE DI POCO CONTO



Che bello quando qualcuno ripete il concetto, spiega una seconda volta ciò che ha appena detto! Ne faccio personale esperienza in questi giorni di lezioni in inglese sulla lingua ebraica, che debbo - in tempo reale - convertire in italiano. Impagabile il momento in cui il professore ritorna e approfondisce; la classe ringrazia. Non sempre, ma spesso repetita iuvant.


Fa così oggi il Maestro: spiega e approfondisce la parabola appena raccontata, il vangelo di ieri. Riprende il tema: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9). Poi lo sviluppa: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?» (16,10-12). Lo scenario tracciato da queste parole sembra abbastanza chiaro, se lo vogliamo guardare. Le cose e le persone che Dio ci affida in questo mondo non sono la nostra vera ricchezza. Sono un dono e un segno di amore che vuole attivare in noi la stessa capacità di offrire gratuitamente, ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto. Sono strumenti per entrare in un rapporto di fraternità con gli altri, possibili spazi di condivisione con i tanti «amici» che incontriamo lungo la strada. Ma si tratta di una ricchezza che può diventare «disonesta», quando suscita in noi il desiderio di possesso che ci chiude alla gratitudine e alla condivisione. I regali della vita sono un test, una verifica che ci educa continuamente a «servire» anziché «accumulare». Per questo i poveri - paradossalmente - hanno un vantaggio nei confronti dei ricchi. Mettiamoci nei panni di Dio. Egli vuole donarci ogni cosa. Ma come può farlo, finché nel nostro cuore sopravvive un assurdo istinto di difesa e di accumulo, finché non siamo convinti che la vita si moltiplica e si distende solo quando viene restituita? Non si possono «servire due padroni» (16,13), assicura il Maestro Gesù.


Per non correre il rischio di verificare la nostra vita sui massimi sistemi, la liturgia ci regala un vademecum per il viaggio quotidiano. Lo possiamo desumere dalla conclusione della lettera ai Romani, dove troviamo l'apostolo Paolo prodigarsi in mille saluti ai fratelli nella fede. Si tratta di un prezioso dettaglio, a partire dal quale possiamo comprendere meglio quali siano le «cose di poco conto» nelle quali è necessario essere «fedeli». Il saluto è il primo riconoscimento dell'altro, il primo servizio che possiamo offrire al suo volto. Da gesti simili ci è possibile misurare la nostra disponibilità a rimanere nella palestra del vangelo, per imparare dalle piccole occasioni l'arte e la fatica di voler bene all'altro. Dio fa così ogni giorno: ci saluta, ci guarda con rispetto, si rallegra del bene che c'è in noi. Si procura tanti «amici» con cui sorridere «nelle dimore eterne».


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