Feria prima dell'Epifania - 2 gennaio

Letture: 1Gv 2,22-28 / Sal 97 / Gv 1,19-28


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Oggi la Chiesa chiede al Signore un aiuto per poter credere. In che cosa? Certamente nel Natale e nelle sue 'incredibili' conseguenze per la nostra umanità, ormai definitivamente accolta e abitata dal Dio vivente. Così si esprime la preghiera di colletta: «Rafforza la fede del tuo popolo, o Padre, perché creda e proclami il Cristo tuo unico Figlio, vero Dio, eterno con te nella gloria, e vero uomo nato dalla Vergine Madre».


Quali difficoltà si incontrano nel credere al Natale del Signore? C'è il menzognero, che cerca di negare la bella notizia che «Gesù è il Cristo» (1Gv 2,22). Gli «anticristi» (2,18) che appaiono proprio «di mezzo a noi» che crediamo (2,19), cercano di smentire che in Gesù sia visibile e accessibile l'ultima e definitiva manifestazione di Dio: il Cristo atteso. Per fare questo ogni anticristo è costretto a negare «il Padre e il Figlio» (2,22), dal momento che Gesù non si è concepito in altro modo se non in relazione al Padre. Questo rapporto è stato il filo rosso di tutta la sua vita e la sua predicazione. Gesù ha manifestato Dio al mondo proprio manifestando l'autenticità di un rapporto confidente e amorevole con lui. Un rapporto che ha irradiato tutta la sua luce soprattutto quando il Padre ha risollevato il Figlio dalle angosce della morte. Per questo chi crede in Gesù si trova all'interno di un rapporto e impara a rimanere dentro la stessa natura relazionale che ogni uomo porta con sé: «Chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre» (2,23). Per rimanere «nel Figlio e nel Padre», dice san Giovanni, occorre non barattare «quel che avete udito da principio» (2,24), sostenuti da quella «unzione» interiore che ci «insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce» (2,27)


Per avere una esemplificazione narrativa e pratica di come il menzognero possa rubarci la parola del Vangelo, e dunque minacciare la stabilità della nostra fede, è utile guardare la figura di Giovanni  Battista, che dopo averci aiutato a preparare la venuta del Signore, ora ci educa ad accoglierne la presenza. Giovanni viene interrogato: «Chi sei tu?» (Gv 1,19). La sua risposta è serena e splendida: «Io non sono il Cristo» (1,20). L'interrogatorio prosegue alla ricerca di qualche identità forte da attribuire a questo scomodo testimone della luce: «Elia» oppure, «il profeta» (1,21). Il precursore scuote la testa e dice: «No» (1,21). Giovanni ha saputo preparare la venuta del Signore perché ha rifiutato, radicalmente e continuamente, di concepirsi a partire da se stesso o da quanto gli altri si attendevano da lui. Ha rinunciato ad idolatrare due legittime relazioni (con se stesso e con gli altri) che mai possono riempire di senso quella relazione fondamentale che ciascuno può vivere soltanto con Dio. Anche noi ogni giorno veniamo interrogati, spesso con la medesima assillante cadenza con cui Giovanni è stato indagato dai «sacerdoti e leviti» venuti da «Gerusalemme» (1,19). Siamo invitati ad esibire la nostra carta d'identità davanti ai fratelli, ai colleghi, alle persona che incontriamo lungo la strada. Ogni volto, ogni sguardo ci scruta e ci chiede conto del nostro volto, del nostro sguardo. Dobbiamo stare attenti, perché il desiderio o il bisogno dell'altro può facilmente diventare per noi un 'anticristo', perché fortissima è la tentazione di offrire risposte rassicuranti, per noi o per gli altri. Velocissima è la tentazione di accettare di concepirci a partire da quanto siamo o abbiamo fatto, identificandoci con uno di quei ruoli che la vita necessariamente ci chiede di indossare. Ma proprio in questo modo possiamo accogliere la menzogna che ci strappa dalla verità di quella relazione filiale con Dio che il Natale invece ci autorizza a vivere. Quando ci gongoliamo in relazioni secondarie, rischiamo di abbandonare l'unico sposo, colui che soltanto ha il potere di riscattare la nostra vita. Colui al quale nessuno, neanche il profeta più eccelso, ha il diritto «di sciogliere il legaccio del sandalo» (1,27). 


Quanto avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Questo avviene in noi, nel tempo di Natale, mentre il nostro battesimo cresce e si sviluppa.


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