XI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Letture: Es 19,2-6 / Sal 99 / Rm 5,6-11 / Mt 9,36-10,8


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Riassunto delle puntate precedenti... Dio desidera che facciamo la sua volontà, non la nostra (IX domenica). Altrimenti corriamo un grave rischio: costruire la casa della nostra vita sulla sabbia e non sulla roccia. La volontà di Dio però è una cosa bellissima da offrire e da ricevere, si chiama misericordia (X domenica). Matteo, il pubblicano perdonato, è testimone diretto di questo amore immenso, liberante, inaspettato nel quale è inciampato un giorno, quando ha incontrato il sorriso del Maestro Gesù, il Figlio di Dio.


UN PAIO D'ALI

Che cos'è questa misericordia che dobbiamo vivere ma che, purtroppo, avvertiamo lontana dal nostro cuore spesso stanco e un po' defilato? La lettura dell'Esodo ci offre una splendida immagine per approfondirne il significato. Il Signore suggerisce a Mosè di spiegare ad un popolo di beduini salvato dalla schiavitù il senso profondo di quello che gli sta capitando con un'immagine: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi  ho fatto venire fino a me» (Es 19,4). La misericordia è come un paio d'ali. Questa è stata l'esperienza di Israele che ha attraversato il Mar Rosso mentre il faraone lo rincorreva con carri e cavalli; per il popolo ebraico è stato come essere sollevati all'improvviso dall'alto e sfuggire all'imminente pericolo! Questa è stata pure l'esperienza di Matteo, quando si è sentito sollevato da quel lavoro sporco che faceva, grazie allo sguardo caldo e buono di Gesù che passando lo ha invitato a diventare suo discepolo. La misericordia è quel sentimento forte, viscerale che spinge Dio ad abbracciare qualcuno fino ad innalzarlo a sé, come fa un padre quando raccoglie da terra il suo piccolo e lo solleva fino alla propria guancia. La Bibbia chiama questa capacità divina 'elezione', come Israele ha ben capito nell'esperienza dell'Esodo: «Voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (19,5-6).


SENZA PREZZO

Ma perché Dio elegge qualcuno e non tutti? Fa forse preferenze?! La seconda lettura ci aiuta a comprendere bene questo modo di fare di Dio, ricordandoci che la sua elezione non avviene per i nostri meriti, ma è una sua decisione libera e gratuita. Già Mosè nell'Antico Testamento diceva al popolo: «Il Signore ti h scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli – ma perché il Signore vi ama» (Dt 7,6-8). Chiarissime sono poi le parole dell'apostolo Paolo, che valgono per noi cristiani, popolo della nuova ed eterna alleanza: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). La misericordia che Dio ha per noi è un regalo, assolutamente gratis. In quanto amore perfetto, la misericordia non può essere né comprata né venduta, ma solo accolta e restituita. La misericordia è gratis per natura. Non come quei prodotti che affollano i mercati del nostro tempo: tutte cose solo in apparenza convenienti o gratuite, ma che in realtà vogliono legarci per svuotare il nostro portafoglio, non di rado insieme anche alla nostra anima. Sigh! La misericordia di Dio non trova posto nei nostri mercati e nei nostri mega-stores, dove tutto è quantificato e commercializzato. La misericordia – come la vita – non si può produrre, grazie a Dio. Dunque la nostra elezione ad essere una comunità di uomini e donne battezzate nell'amore del Signore non può essere un vanto o un privilegio, ma una responsabilità piena di gratitudine: «Ci gloriamo in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione» (5,11).


PREGARE

Una cosa così bella va assolutamente raccontata a tutti! È urgente farlo, perché ieri come oggi le persone si aggirano per le strade «stanche e sfinite» (Mt 9,36) travolte da tante cose, impegnate su molti fronti, ma senza avere un «pastore», cioè una meta a cui indirizzare il cuore. Gesù si accorge che questo è un grosso problema, però non sceglie di risolverlo subito e da solo. Fa una cosa sorprendente: si gira verso i discepoli e gli dice: 'Ehi gente, preghiamo un po' perché qui l'aria mi sembra piuttosto triste, i volti sofferenti!'. Che strano! Dio non interviene subito con sorrisi e facili incoraggiamenti, ma chiede a noi di entrare nei suoi sentimenti di «compassione» (9,36); dilata la sua capacità di amare circondandosi di cuori che battano insieme al suo. La preghiera serve primariamente per questo: per entrare nella compassione di Dio, immergendo il nostro cuore piccolo e duro, nel suo cuore immenso e misericordioso. Noi spesso riteniamo che la preghiera vada fatta per ottenere qualcosa (ripopolare i seminari, aumentare i matrimoni in chiesa, incrementare le nascite, il lavoro, la salute, ecc.) oppure per convincere Dio a fare quelle cose che dovremmo fare noi, come abbiamo imparato a fare con mamma e papà! Gesù ci invita a pregare affinché nel nostro cuore possa entrare così tanta compassione che, insieme a lui, cerchiamo di raccontare al mondo la bontà di Dio! Inoltre la preghiera ci aiuta ad entrare in una logica di gratuità, a riscattare il 'gratis' nella nostra vita. In un mondo che riduce a economico ormai tutto, anche le cose più sacre, vale la pena di recuperare a qualsiasi costo la gratuità. Le cose più importanti della vita sono gratuite. Certo, i soldi ci vogliono. Però non dobbiamo farne un idolo: sono strumenti, mezzi, non il fine dei nostri giorni. Perché le parrocchie sono in crisi? Perché la chiesa è in crisi? Perché i matrimoni e gli amori sono in crisi? Io credo perché, in fondo, è in crisi il gratis, come categoria di vita. È in crisi la gratuità, come disponibilità a donarsi con sacrificio per le cose che contano davvero. Ecco perché di fronte a tanti problemi e questioni da risolvere serve soprattutto pregare: perché solo la preghiera ci fa ritrovare il volto delle persone, ci porta dentro noi stessi e ci mette in contatto con quella energia straordinaria che è l'amore nascosto nei nostri cuori. Cosa succede infatti quando preghiamo? Apparentemente niente. Ma è solo un'impressione. In realtà, quando preghiamo il nostro cuore si allarga, e noi respiriamo la misericordia di Dio.  Se preghiamo bene, succede poi anche un'altra cosa...


IL SOGNO DI DIO

Quando preghiamo ci accade di entrare nel sogno di Dio, di capirlo fino a poterlo vivere. Il sogno di Dio è la Chiesa, questo bizzarro ma verissimo spazio pubblicitario umano che Dio si è scelto perché sia segno della sua misericordia davanti agli uomini. Così è accaduto all'inizio: il Signore Gesù si è guardato attorno e ha detto ad un manipolo di ex-sfiduciati: 'Mi date una mano a raccontare al mondo il Vangelo?'. Si chiamavano «Simone, Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Tommaso, Matteo, Giacomo, Taddeo, Simone il Cananeo, Giuda» (10,2-4). Il Maestro ha messo insieme un'improbabile compagine umana, davvero variegata al suo interno, e gli ha affidato il compito e il potere di manifestare al mondo la tenerezza del Padre. Così fa ancora oggi con noi: ci chiede di essere i suoi testimoni tra la gente. Fragili, peccatori, ma infinitamente amati. Certo è un sogno un po' audace! Forse Dio avrebbe potuto scegliere un'altra strada. Ma così è piaciuto alla sua sapienza: renderci pienamente partecipi del suo cuore e della sua misericordia e fidarsi della nostra capacità di esserne testimoni. Sì, Dio ha scelto di affidare a noi il suo volto, e diventare giorno dopo giorno trasparenza del suo amore. La chiesa è soltanto (!) questo: uno spazio pubblicitario che Dio si è scelto, capace di annunciare a tutto il mondo la gratuità del suo amore. Se questo è il sogno di Dio, perché non gli diamo una mano per realizzarlo?!

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