Martedì della I settimana - Tempo di Quaresima

Letture: Is 55,10-11 / Sal 33 / Mt 6,7-15


SENZA SPRECHI



Anche la nostra preghiera, al pari della vita, ha bisogno di ritrovare una certa naturalezza, affrancandosi da quello statuto complicato e faticoso che spesso noi le attribuiamo. Pregare può essere un'esperienza più semplice e più vera di quella che viviamo, sembra volerci dire il Signore Gesù nel Vangelo: «Non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7). Nel deserto non bisogna sciupare in nessun modo le risorse e i movimenti. Così anche noi in quaresima, mentre cerchiamo di rendere più intensa e profonda la nostra preghiera, dobbiamo fare attenzione a non dimenticare che il Dio a cui rivolgiamo le nostre parole sa bene chi siamo e che cosa ci manca. Gesù è chiarissimo: «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate» (6,8).


Il Signore insegna ai discepoli una preghiera che vuole essere soprattutto il modello di fede a cui  si deve continuamente ispirare il nostro rapporto con Dio. Ponendo sulle nostre labbra le parole «sia fatta la tua volontà» (6,10), il Figlio ci rivela che il desiderio del Padre suo è affidato anche al nostro cuore. E questo desiderio è la riconciliazione nell'amore che perdona: «E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (6,12).


La preghiera del Padre nostro ci educa a desiderare una somiglianza con Dio soprattutto nella misericordia e nella compassione. Il pane necessario nel deserto della vita è soprattutto la forza di amare, senza stancarsi né arrendersi. Infatti solo le parole e i gesti che nascono dall'amore sono pienamente fecondi e non restano mai «senza effetto» (Is 55,11). 


Questo è il segreto del Dio che non si stanca di comunicarci la sua parola, sicuro che «non ritornerà a me senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» (55,11). Dio è sicuro di quello che dice perché dentro ciò che dice c'è la sua vita, liberamente offerta, gratuitamente e senza condizioni.


Purifichiamo la nostra preghiera dagli eccessi verbali, dai mantelli religiosi che gratificano molto il nostro ego, ma non trasformano realmente il nostro cuore. Pratichiamo invece la fatica del perdono, che in questo tempo sacro, siamo chiamati a praticare con speciale e libera creatività per dare concretezza e storicità al regno di Dio e alla sua giustizia: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15).


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