Maria Santissima Madre di Dio

Letture: Nm 6,22-27 / Sal 66 / Gal 4,4-7 / Lc 2,16-21


VERA PACE



Dio è in pace con noi, ci sorride.


Il Natale ci ha ricordato questa bellissima notizia: Dio ha così tanta fiducia nell'umanità che ne è diventato pienamente partecipe. Attraverso l'incarnazione si è immerso nella nostra storia per essere sempre con noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Ce ne siamo accorti? La celebrazione del Natale ha ravvivato dentro il nostro cuore la coscienza di questa preziosa e umile presenza di Dio? La liturgia ci offre un'ulteriore occasione per indugiare su questo grande mistero che si è compiuto nel grembo della vergine Maria, che oggi veneriamo come Santissima Madre di Dio.


Il sorriso di Dio

Fin dai tempi antichi Dio ha cercato di benedire l'umanità, cominciando da Israele, il popolo dell'elezione. Le parole che Mosè trasmette ad «Aronne e ai suoi figli» (Nm 6,23) sono la meravigliosa testimonianza di un Dio che cerca di mostrare il suo volto sorridente: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (6,24-26). Dio bene-dice l'uomo, dice bene di lui, ne è contento. Non è un ingenuo il Signore; vede tutta la miseria della storia umana e il peccato che inganna e rovina il cammino dei suoi figli. Ciò nonostante non smette di vedere nell'uomo una creatura degna di essere infinitamente amata.


Per questo «nella pienezza del tempo» (Gal 4,4) Dio si è fatto uomo: «per riscattare» il nostro cuore dalla paura e dal male e perché «ricevessimo l'adozione a figli» (4,5). Stanco di non essere capito, amareggiato di essere continuamente frainteso, Dio ha deciso di rivelarci definitivamente il suo sorriso donandoci il «suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge» (4,4). In lui, scrive l'apostolo, Dio «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli» (Ef 1,3). Il Verbo di Dio incarnato è «la nostra pace» (2,14), perché attraverso di lui, noi ora non siamo più «esclusi dalla cittadinanza di Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo» (2,12), ma figli ed eredi di una vita eterna, «per grazia di Dio» (Gal 4,7).


Maria è la prima creatura che ha saputo credere e accogliere questo grande mistero. E non è stato facile. Non lo è stato per niente! Un angelo, un giorno qualsiasi, gli ha annunciato il sorriso fecondo di Dio. Poi tutta la vita è stato un difficile cammino di fede per vivere della speranza che quel sorriso le aveva fatto intuire.


Così l'evangelista Luca ci presenta Maria, come una donna che per rinnovare la sua adesione al progetto di Dio «custodiva tutte le cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sapeva che Dio aveva ormai deciso di rivelare pienamente il suo volto, per benedire Israele ed estendere la sua benedizione a tutta l'umanità. Ma non conosceva il modo con cui questa promessa di Dio avrebbe cambiato per sempre la storia, facendo regnare la pace e la giustizia in mezzo agli uomini. Non c'era altra via per lei che mettere insieme i pezzi, cioè meditare gli avvenimenti e le parole che riguardavano Gesù, comprendendo gradualmente il disegno di amore e di salvezza che nella sua vita si andava manifestando.


La pace degli uomini

Forse non sappiamo più pregare bene: lo facciamo in fretta, recitando qualche formula a memoria; lo facciamo emotivamente senza ragionare o riflettere su quanto stiamo dicendo; lo facciamo superficialmente, pensando di conoscere ormai bene il Dio a cui parliamo. E così la nostra preghiera risulta inefficace, fallisce il suo obiettivo che dovrebbe essere quello di incontrare il Dio che ci benedice, che ci mostra il suo sorriso.


Abbiamo bisogno di interiorità e di preghiera, per sentire la presenza di questo sorriso di Dio sulla nostra vita. Un sorriso che magari non produce tutti i cambiamenti che noi desideriamo, che però modifica il nostro mondo interiore, quel luogo misterioso dove nascono le nostre tristezze e le paure che ci paralizzano, che ci spinge spesso ad essere aggressivi e possessivi, meschini e ingiusti, che ruba al nostro volto ogni benedizione e ogni sorriso.


Abbiamo tanto bisogno di preghiera, perché solo uomini e donne pacificati e pacificanti cambiano la storia. La pace non è assenza di conflitti e di problemi, ma è la capacità di assumerli nella verità e, soprattutto, nell'amore. La preghiera è la sapienza di guardare la storia senza paura e di assumere al suo interno quel ruolo che Dio ci ha fatto conoscere.


Da quarant'anni, il primo giorno dell'anno è tradizionalmente dedicato al tema della pace. C'è oggi un posto dove la pace manca e serve: la famiglia.


Anzitutto quella naturale. Il papa ha voluto proprio in questi giorni ricordare l'importanza di questa 'prima e vitale cellula della società', che rappresenta il luogo dove si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: 'la giustizia e l'amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell'autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l'aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo'. Se non avremo famiglie dove si costruisce e si respira la pace, difficilmente potremo sperare di avere un'umanità capace di convivere nella giustizia e nella libertà.


La pace è un dono che nasce dal sorriso di Dio, ma è anche una responsabilità grande, che comincia con i piccoli gesti di riconciliazione, di perdono, con le piccole scelte di giustizia portate avanti quotidianamente con la grazia di Dio.


Al principio di questo nuovo anno il Signore ci dona la sua pace, che è Cristo, che è lo Spirito nei nostri cuori che ci fa gridare di gioia come figli amati. Però questa pace per essere vera chiede di essere trasformata in vita, in scelte coraggiose, in passi verso le persone che sono diventate distanti ai nostri cuori. Questo è il compito che Dio ci ha affidato. Questa è la nostra responsabilità.



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