Feria del 17 dicembre - Tempo di Avvento

Letture: Gn 49,2-8-10 / Sal 71 / Mt 1,1-17

 

SAPIENZA DELLA STORIA


 

Nei nove giorni che precedono il Natale, la liturgia ci offre i testi più belli per contemplare da vicino il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio.


Il Vangelo di oggi tuttavia appare piuttosto arido e noioso: un'interminabile successioni di nomi difficili da pronunciare e la cui storia ci risulta per lo più ignota o insignificante. Gli ebrei ricorrevano volentieri alle genealogie, non tanto per stilare un dettagliato ed esatto rendiconto anagrafico, quanto per iscrivere personaggi importanti  ad una certa famiglia o ad un clan. Matteo –  ebreo che scrive ad una comunità ebrea – con questa difficile pagina vuole dire chiaramente che «Gesù Cristo figlio di David» (Mt 1,1) è davvero il Messia atteso «che deve venire nel mondo» (Gv 6,14), ma anche che questo Messia è «figlio di Abramo» (Mt 1,1) e perciò in lui si compie la benedizione di Dio per tutte le genti (cf Gn 12,3).


La salvezza di Dio, che con la nascita di Gesù si è estesa fino «ai confini del mondo» (antifona al Magnificat), viene in qualche modo anticipata nel racconto evangelico dalla presenza – inconsueta – di ben quattro donne tra gli antenati di Gesù: Tamar (un aramea che si finge prostituta per avere una discendenza dal suocero Giuda), Racab (pagana, cananea, prostituta di Gerico che ospitò gli esploratori clandestini della terra promessa), infine Rut (straniera, moabita e infine Betsabea, la moglie di Uria complice dell'adulterio del re Davide). Il fatto che non vengano nascoste queste figure straniere e peccatrici nell'albero genealogico di Gesù sembra dire che l'incarnazione di Dio passa attraverso la storia umana così com'è, con le sue luci e le sue ombre.


La sapienza divina sa leggere bene dentro la storia e non si stanca mai di costruire tra le righe delle vicende umane una storia più grande e più vera, nella quale si compie la verità di Dio e la salvezza degli uomini. Sempre il Signore riesce a guardare dentro gli avvenimenti con misericordia e a disporne con «forza e dolcezza» (antifona al Vangelo). La storia del mondo non è dunque sotto l'insegna del caos, ma sotto la provvidenza di Dio e del suo progetto di realizzare un regno di pace e di amore.


L'invito che possiamo raccogliere da questo Vangelo è quello di non sottovalutare nulla della trama a volte triste e informe dei nostri giorni, ma al contrario saper attendere con fiducia e pazienza la maturazione e la manifestazione del disegno buono di Dio. E poi non attendere chissà quali avvenimenti o cambiamenti perché la nostra vita appaia preziosa e degna: ogni istante, bello o brutto, triste o felice, nelle sue mani può diventare storia di salvezza e annuncio di speranza per gli altri.


Commenti

Anonimo ha detto…
Incarnandosi in Gesù, Dio ha voluto innalzare la vita,sopratutto quella scritta tra le pieghe dell'umiltà e della sofferenza. Tante volte solo il Signore conosce di quante lacrime sono bagnate queste vite,eppure,per quanto umile,ogni vita è grande agli occhi di Dio e per questo vuole tutti conoscere ed amare in un rapporto filiale "a tu per tu",ma pur sempre universale nella logica del Padre nostro.