Dedicazione della Basilica Lateranense

Letture: 1Re 8,22-23.27-30 / Sal 94 / Gv 4,19-24

IL LUOGO DELL’AMORE



Sin dai tempi antichi, l'uomo ha sempre avuto bisogno di costruire un luogo dove celebrare l'incontro con Dio. Il tempio è la zona sacra, il posto dove poter innalzare preghiere, la casa costruita sul monte dove compiere sacrifici per implorare perdono e protezione; è il misterioso confine tra il cielo e la terra. Ma se Dio è per definizione l'origine di tutte le cose, l'immensità che presiede alla vita del mondo e di ogni creatura, come può la sua presenza essere confinata in un solo luogo? Questo problema l'uomo a poco a poco lo ha avvertito con la sua intelligenza. Nella prima lettura, Salomone dà voce proprio a questo interrogativo: «Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita!» (1Re 8,27).


Come può Dio abitare sulla terra? Come possono un luogo e un tempo circoscrivere la presenza del Dio di tutte le cose? Eppure, per quanto legittimi e seri questi interrogativi, Dio davvero ha scelto di entrare nel tempo e nello spazio: si è manifestato in eventi e fatti particolari, ha legato il suo nome a quello di un popolo – Israele – dicendo: «Lì, sarà il mio nome» (8,29). Nella pienezza dei tempi, questa scelta di Dio di abitare tra gli uomini è infine giunta ad un impensabile compimento: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Il desiderio dell'uomo di offrire a Dio una casa è stato superato dal desiderio di Dio di dimorare in quella povera casa che è la nostra umanità.


Proprio questo desiderio Gesù cerca di narrare alla donna Samaritana nel Vangelo di oggi: «È giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4,21). Con l'incarnazione di Dio nella nostra umanità non esiste più un posto speciale, a cui è riservato il privilegio di essere il ponte tra il cielo e la terra. Al tempo di Gesù i samaritani avevano costruito un tempio sul monte Garizim, i Giudei invece adoravano Dio sul monte Sion in Gerusalemme. Gesù annuncia che esiste ormai un altro luogo dove si può adorare Dio. Anzi, annuncia che anche Dio ha un nome definitivamente nuovo, si chiama: «Padre» (4,21).


Siamo dunque noi – suoi figli – il nuovo tempio di Dio, il luogo dove si realizza la sua stessa presenza; è l'umanità la casa dove Dio ha scelto di abitare per sempre. Questo miracolo straordinario avviene – secondo le parole di Gesù – «in Spirito e verità» (4,23).


La presenza di Dio nell'umanità non è un fatto evidente, avviene attraverso lo Spirito Santo, che ha plasmato il corpo e l'agire di Gesù, facendo della sua vita umana una vita pienamente divina. Questo stesso Spirito dimora in noi mediante il Battesimo, si ravviva attraverso l'ascolto della Parola e i Sacramenti, ci guida e ci spinge interiormente a camminare nella via del Vangelo e della croce, per poter essere nel mondo testimoni dell'amore di Dio.


Pur tuttavia questa incarnata presenza di Dio è un mistero capace di dire la verità di Dio e dell'uomo. La verità di Dio è che l'umanità è l'oggetto del suo amore infinito: Dio ci vuol bene, ci ama teneramente e immensamente. Inoltre è la verità dell’uomo, perché rivela la nostra identità nascosta: «siamo figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1).


È davvero singolare quello che le letture oggi ci fanno ascoltare, nel giorno in cui celebriamo la dedicazione della Basilica Lateranense, la Cattedrale della Chiesa di Roma. E tuttavia è molto cristiano! Perché mentre ringraziamo Dio per averci donato un luogo dove poterci raccogliere come figli amati e che sia anche un riferimento per tutte la Chiese del mondo, possiamo ricordarci che il luogo più santo dove si realizza la presenza di Dio siamo proprio è la famiglia umana.


Siamo noi che con la nostra vita ordinaria possiamo nascondere oppure rivelare il suo infinito amore, la sua bellezza di Padre e la sua maestà di Signore. A noi – proprio a noi – è affidato questo stupendo dono: diventare, giorno per giorno, il luogo dell’Amore.


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