Sabato - XVI Tempo Ordinario

Letture: Es 24,3-8 / Sal 49 / Mt 13,24-30

LA LEGGE DELLA PAZIENZA



I giorni della nostra vita scorrono dentro una storia di alleanza. Sin dai tempi antichi la risposta dell’umanità al Dio che si rivelava era un sincero assenso: «Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!» (Es 24,3). A queste parole seguiva il segno del sangue, «metà sull’altare» (Es 24,6) e metà sul «popolo»: «Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!» (Es 24,8). Tra Dio e i nostri padri di Israele si è stabilito così un patto di sangue, impegnativo, bellissimo! In realtà, lungo i secoli, fino all’incarnazione del Cristo, il popolo eletto ha maturato una progressiva coscienza di come questa alleanza non fosse un accordo bilaterale, ma un’amicizia enormemente sbilanciata dalla parte di Dio. Il popolo non riusciva ad osservare gli impegni assunti, Dio invece restava fedele e paziente. Nella morte di Gesù di Nazaret la verità si è rivelata fino in fondo: il sangue dell’alleanza è quello di Dio. Egli si fida di noi, anche se questo gli costa la morte e la «morte di croce» (Fil 2,8).


Se le cose stanno così, perché mai l’umanità che ha scoperto questo stupendo squilibrio della misericordia di Dio (la chiesa) non riesce ad essere un bel campo fiorito, dove si manifesta il bene e non il male? Questa domanda deve aver interrogato molto anche le prime generazioni cristiane, che si sentivano provocare dalle critiche di quelli che non facevano parte della chiesa, i quali dicevano: ‘Come mai se vi vantate di essere una comunità che nasce dalla presenza di Dio – qualcosa di straordinario in mezzo al mondo – anche in mezzo a voi ci sono scandali, peccati e problemi?’. Domanda serissima e imbarazzante, che ha spinto l’evangelista ecclesiale (Matteo) a non trascurare la parabola della zizzania nel suo Vangelo.


Questa parabola ricorda alla chiesa e a coloro che la scrutano con interesse e diffidenza, che l’anima della comunità è la pazienza infinita di Dio, non altro! Con questo breve insegnamento il Maestro di Nazaret ha spiegato ai suoi discepoli due cose fondamentali.


Innanzitutto che il male presente nella comunità e nel mondo non è opera di Dio, ma disturbo del «nemico» (Mt 13,28). È una parola che può illuminare anche la nostra situazione personale. Anche noi, pur essendo creature di Dio, sperimentiamo nella nostra vita la compresenza di tensioni negative e malvagie. Perché? Non lo sappiamo, ma la parola di Gesù ci assicura che questa cosa sicuramente non viene da Dio: «Un nemico ha fatto questo!» (Mt 13,28).


La seconda cosa importante contenuta in questo insegnamento è una norma di condotta pratica: «Lasciate che l’una e l’altra crescano insieme fino alla mietitura» (Mt 13,30). Di fronte al male, paradossalmente, dobbiamo fare di meno e non di più. Dobbiamo evitare di usare l’accetta del giudizio, perché miopi come siamo finiremmo col fare del male a noi e agli altri. Le tensioni e gli eventi negativi vanno pazientemente sopportati quando si manifestano in modo invincibile oltre la nostra volontà cosciente e le nostre forze. Dentro queste ombre si nascondono energie buone, tratti della nostra umanità non ancora maturi e luminosi. Pazienza! Ne occorre tanta per crescere integralmente come uomini, coppie, famiglie, comunità di fede.


L’alleanza tra Dio e l’umanità si compie nella pazienza, che è uno dei tratti più sublimi e divini dell’amore (cf 1Cor 13,4). Entriamo anche noi in questa pazienza! Senza nessuna rassegnazione. Anzi con tutta l’indignazione che il male dentro e fuori di noi richiede per non essere mai approvato. Ma con dolcezza e umiltà. Ricordandoci che in questo straordinario fazzoletto di terra dove accanto al frutto «Mt 13,26) spuntano anche le erbacce, in fondo ci siamo tutti. E c’è anche Dio, che lo abita e lo nutre con incrollabile pazienza.


Commenti

Anonimo ha detto…
"PAZIENZA"
Signore,
ti ricorderai certamente - anche se è passato del tempo - di quando ti ho chiesto il dono della pazienza: per confrontarmi serenamente e con calma (senza alterare voce e umore) con il quotidiano a tutta prova di un ragazzino un po' troppo effervescente e impegnativo. Una pazienza-sedativo, visto il mio carattere un po' impulsivo. Posso aggiustare un po' il tiro della mia preghiera? Mi piacerebbe ricevere in dono una pazienza più simile alla Tua: solida e che non viene meno, consapevole del patire e del soffrire che non posso non attraversare, rimanendo in pace. Fai Tu ...