RIPENSAMENTI

Giovedì – II settimana di Avvento

L’elogio che Gesù fa a Giovanni Battista sembra avere l’unica funzione di mandare in corto circuito ogni giudizio con cui siamo soliti valutare le cose. Soprattutto le cose di Dio. Senza esserne necessariamente coscienti, ci troviamo a compiere misurazioni nei soliti, logori termini: piccole o grandi, importanti o inutili, attraenti o repellenti. Se vogliamo tenere gli occhi aperti sulla venuta del Signore e il cuore pronto ad accogliere il suo mistero di Incarnazione, dobbiamo essere disponibili a clamorosi ripensamenti.  

«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista;
ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,11)

Volendo azzardare una parafrasi a questo enigmatico detto del Maestro, nel contesto di questo tempo di Avvento che viviamo, forse, si potrebbe dire anche così: “Per quanto possiate prepararvi alla venuta del Signore, quando poi egli viene le cose si vedono e si vivono in una prospettiva assolutamente diversa da quella attuale”. Oppure: “Per quanto grande possa essere il vostro desiderio della venuta di Dio e del suo Regno, ciò è cosa piccola rispetto al suo desiderio di incontrarvi”. Giocando sull’opposizione tra piccolo e grande, il Signore Gesù vuole forse dire anche un’altra cosa, che già i profeti annunciavano a Israele.  

«Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele;
io vengo in tuo aiuto — oracolo del Signore —, 
tuo redentore è il Santo d’Israele»  (Is 41,14)

L’accostamento al verme e alla larva non vuole certo essere ironia nei confronti della nostra  piccola statura, ma un aiuto alla nostra memoria sempre così distratta. Facilmente dimentichiamo, infatti, che agli occhi di Dio il più piccolo è il più grande, perché la forza dello Spirito non ha bisogno della nostra grandezza, ma unicamente della nostra piccolezza, che noi invece così mal volentieri riconosciamo di essere e di avere. Eppure proprio questo profilo minuscolo — che di fatto è la nostra realtà — è ciò che consente a Dio di operare cose grandi con noi e in noi. Se vogliamo accordarci il permesso della piccolezza, dobbiamo ingaggiare una clamorosa battaglia contro tutte le censure e i criteri fasulli con cui, ostinatamente, misuriamo noi e gli altri. Anche a costo di diventare aggressivi contro la nostra superficialità che ci impedisce di accogliere e annunciare il sogno del Dio-con-noi.

«Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, 
il regno dei cieli subisce violenza 
e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12)

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