QUALE BATTAGLIA?


Venerdì – XXIV settimana del Tempo Ordinario

La lettera che Paolo scrive a Timoteo, fitta di insegnamenti e di raccomandazioni, è sicuramente una bella esortazione a non dare mai per scontato niente nel cammino della vita e in quello della fede. È sempre preziosa la voce di qualcuno che ci scuote dal torpore e dalla routine della vita ordinaria, per ricordarci che dopo la risurrezione di Cristo tutto in realtà è ormai chiamato a diventare straordinario. Il culmine di questa lunga esortazione si trova alla fine, dove la parola dell’apostolo acquista un sapore quasi militaresco. 

Combatti la buona battaglia della fede,
cerca di raggiungere la vita eterna 
alla quale sei stato chiamato (1Tm 6,12)

I rancori e le ferite che tutti accumuliamo nel viaggio della vita ci spingono a leggere gli inviti alla necessaria combattività come un’autorizzazione a poter diventare un po’ aggressivi ed esigenti nei confronti degli altri. Ma la battaglia della fede non può mai essere intesa come una violenza da esercitare nei confronti del nostro prossimo. Semmai contro il nostro individiualismo che vorrebbe farci rimanere concentrati su noi stessi e sui nostri bisogni. Il Vangelo ricorda che quanti vengono guariti dalla presenza e dalla potenza del regno di Dio, non possono che stare con Gesù in un modo tutto particolare: accogliendo e condivideneo. Questa è in fondo la buona battaglia a cui non sttrarsi più: guarire la nostra paura di non poter servire così come siamo e come possiamo. Come le donne del Vangelo. 


..Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni (Lc 8,3)

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