NON SAPERE

Giovedì – XXV settimana del Tempo Ordinario

Già gli antichi dicevano che è una posizione molto illuminata – e illuminante – quella di chi vive sapendo di non sapere. Solo chi è consapevole dei limiti della propria conoscenza e della inevitabile parzialità del proprio punto di vista può porsi in ogni situazione con quell’umiltà necessaria a progredire nel cammino verso la verità. Il tetràrca Erode, udendo parlare dei segni operati da Gesù, sprofonda improvvisamente nella grazia di questa postura esistenzale, non sapendo bene cosa poter pensare di un personaggio così affascinante e misterioso. Anche Israele, tutto preso dalla frenesia di dover ricostruire Gerusalemme al ritorno dall’esilio, si trova costretto a interrogarsi sul proprio rapporto con Dio. 

Così dice il Signore degli eserciti:
Riflettete bene sul vostro comportamento! (Ag 1,7) 

Talvolta le urgenze della vita sembrano costringerci a entrare in un attivismo frenetico, fatto di mille cose da fare e altrettante a cui dover pensare. Dietro questa suggestione, capace di trasformare le nostre giornate in corse estenuanti dove non si finisce mai di evadere la lista degli impegni, si può nascondere la tentazione di badare anzitutto a noi stessi e ai nostri affari, anche dietro la lodevole apparenza di una grande dedizione agli altri. Per aprire il cuore e la vita alla sfida dell’amore, occorre sempre ricostruire la casa del Signore. Anzitutto in noi, nelle profondità del nostro cuore, dove niente e nessuno può toglierci il diritto di cercare ancora il meraviglioso volto di Dio. 

E (Erode) cercava di vederlo (Lc 9,9)


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