GRANDE SILENZIO

Sabato Santo

Le parole di un’antica omelia, resa celebre dalla sua ricezione nell’ufficio delle letture, ci introduce con grande intensità nella sommessa grazia del sabato santo: 

«Che cosa è avvenuto? 
Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. 
Grande silenzio perché il Re dorme: 
la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato 
e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. 
Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi». 

La grazia nascosta e custodita dal sabato santo, autentico “centro” del triduo pasquale, consiste nel fatto che in esso non celebriamo un’altra opera di salvezza di Dio, ma proprio la sua rinuncia alla necessità di dover aggiungere il sigillo di un ultimo gesto, dopo aver già vissuto e offerto con infinito amore quanto era necessario fare per noi e per la nostra salvezza. Forse la nostra difficoltà a riposare e a fare silenzio si radica proprio in un sottile imbarazzo di fronte al compito della libertà. Affastelliamo e accumuliamo ogni sorta di cose, impegni e occasioni perché, in fondo, in nessuna cosa sentiamo di poterci regalare fino in fondo. Siamo senza riposo perché non amiamo fino in fondo nessuna delle circostanze in cui ci troviamo. Nel mistero del sabato santo siamo invitati a riscoprire quanta attività possa invece sgorgare dai momenti in cui, dopo aver fatto tutto ciò che potevamo fare, accettiamo di rimanere inermi, fiduciosi in ciò che abbiamo potuto vivere.

«Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, g
iusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; 
messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. 
E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, 
che un tempo avevano rifiutato di credere, 
quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, 
mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, 
otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua» (1Pt 3,18-19). 

Mentre il corpo del Signore ha accettato di restare prigioniero del sepolcro e della morte, il suo spirito ha potuto andare — libero e lieto — a visitare coloro che, ancora schiavi del peccato, erano in attesa di salvezza. Questo è il frutto dell’amore che sa andare fino alla fine e, poi, si scopre capace di restare fermo e tranquillo nel riposo: la forza di saper riprendere sempre il cammino verso gli altri, per offrire e condividere la gioia di essere salvati. Senza alcun vanto. Senza alcuna aggressività. Senza alcun timore. In un grande, amoroso silenzio.

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