DAL VOLTO AI CUORI

Maria ss.ma Madre di Dio
È la divina maternità di Maria a farci concludere nel modo migliore l’ottava di Natale. Un mistero grande, che facciamo fatica a immaginare e comprendere. Nella Vergine Madre, contempliamo di cosa è capace la nostra umanità se si lascia raggiungere dallo sguardo e dal desiderio di Dio: un grembo, talmente grande e fecondo, da poter generare l’immensità del cielo. Questo mistero deve però raggiungere anche noi: brillare sul nostro volto, colmare tutto il desiderio del nostro cuore. 

Il volto
L’anno nuovo inizia con una benedizione, quella che in Israele si trasmette da padre in figlio, di generazione in generazione: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,23). Non si tratta solo di augurare prosperità e felicità di vita, ma di indicare il volto di Dio come il luogo dove è possibile imparare a vivere nella pace e nella grazia di una certa libertà da se stessi. Se la felicità viene spesso pensata e cercata come un bel volto da raggiungere e da poter esibire agli altri, l’esperienza spirituale di Israele ci ricorda che, in Dio, esiste la possibilità di dimenticarsi così tanto di se stesso da poter assumere il «suo» volto come misura e immagine del proprio volto. Per questo è bello l’augurio del libro dei Numeri: indica un’altra possibile felicità, quella riservata a chi si lascia così tanto affascinare dal volto di Dio, da scoprire quanto la vita può essere semplice, profonda e felice, se si riescono a vedere le cose come lui le guarda. A partire da quella meravigliosa realtà che è ciascuno di noi. 

Il cuore
In Maria, che «da parte sua, custodiva tutte» le cose che si dicevano di Gesù, «meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19), il vangelo ci rivela il segreto di come sia possibile imparare a vivere restando sotto lo sguardo di Dio. L’annunciazione dell’angelo, per la Vergine, è stato un intenso momento di percezione che il volto di Dio brillava sulla sua piccola e giovane umanità. Dopo l’eternità di quel momento di grazia e di libertà, Maria ha dovuto – e voluto – camminare nella fede, senza più cercare rassicurazioni e indicazioni dal cielo, per svolgere la sua delicata missione. Ha accettato di avere solo la realtà come mappa per compiere il suo itinerario di obbedienza nella fede al Dio capace di far risuonare la sua voce in tutte le cose e in ogni situazione. Così – solo così – Maria si è scoperta capace di rallegrarsi sempre, non solo nella gioia dell’annunciazione, ma anche nel dolore infinito della passione: lasciando sprofondare ogni evento e ogni sentimento nell’infinito del cuore, dove lo Spirito ci rende capaci di non giudicare nulla ma di scrutare continuamente il mistero del volto di Dio. 

I cuori
Del resto, lungo la storia della salvezza il «nostro» volto è diventato così prezioso e amabile agli occhi di Dio, da suscitare nel suo cuore un eccesso di folle e gratuita misericordia nei nostri confronti. Paolo definisce la maturazione di questo desiderio di Dio «la pienezza del tempo» (Gal 4,4), quando ci è stato rivelato il perché siamo in questo mondo, così unici e diversi da tutto il resto della creazione: «perché ricevessimo l’adozione a figli» (4,5). Da quel giorno fino a oggi, e fino alla fine dei tempi, l’esperienza vissuta dal cuore di Maria è accessibile anche ai nostri cuori. Esiste infatti in coloro che sono battezzati in Cristo un’intima persuasione, che nessuno può inculcarci e nessuno può strapparci: di Dio noi siamo ormai figli, «lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!» (4,6).

Come i pastori, «senza indugio» (Lc 2,16), possiamo allora celebrare questo giorno, pensando che l’anno sarà veramente nuovo nella misura in cui sapremo smettere di cercare – a ogni costo – il nostro volto per cercare invece quello di Dio. Non sarà dunque necessario che, in questo nuovo anno, le cose ci vadano bene, gli altri siano felici e contenti di noi, nessun imprevisto o malattia ci accada. Sarà, invece, indispensabile che il Signore «faccia splendere il suo volto» (Sal 66,2) su di noi, per farci vedere quanto possano essere belli il mondo e gli altri se solo li sappiamo osservare con il suo sguardo e un cuore «non più schiavo, ma figlio» (Gal 4,7).

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