IMPURO

Martedì – XXII settimana del Tempo Ordinario

Tra le conseguenze più forti dell’incarnazione del Verbo di Dio ce n’è una che mai dovremmo dimenticare, nel suo duplice aspetto di libertà e di responsabilità. Si tratta dell’abolizione di qualsiasi tipo di impurità che non sia di ordine relazionale. Sebbene siano possibili e praticabili alla nostra umanità molti modi impuri (cioè meschini) di pensare e agire, la loro rilevanza non è mai pari né paragonabile a quella terribile forma di tenebra che ci spinge a riconoscere la presenza del Signore avvertendola però come una pericolosa minaccia per la nostra umanità.  

«Basta! Che vuoi da noi, gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?
Io so chi tu sei: il santo di Dio (Lc 4,34)

La veemenza di queste parole non ci deve ingannare, pensando che nel nostro cuore non possano fare capolino simili modi di percepire la presenza di Dio. Il vangelo specifica che l’uomo posseduto da un demonio impuro sta proprio in sinagoga, nel luogo dove si ascolta regolarmente la parola di Dio. L’impurità smascherata dal vangelo si annida più nel cuore religioso che in quello ateo. Vi ricadiamo, anche noi cristiani, ogni volta che ci abbandoniamo alle sole nostre forze e diventiamo incapaci di intendere le cose dello Spirito di Dio. Se invece coltiviamo e respiriamo lo Spirito di Dio possiamo continuare a conoscere e a scoprire come non sia affatto la rovina, ma la risurrezione della vita il destino che ci attende. Perché tra noi e Dio, ormai, ogni distanza è annullata.    

Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo (1Cor 2,16)

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