(DIS)OBBEDIRE

Giovedì – II settimana del Tempo di Pasqua
Le parole di Gesù nel vangelo di oggi sembrano essere la lettura più profonda e sapiente del misterioso indurimento di cuore che i discepoli suscitano negli uomini del sinedrio, mentre provano a rendere testimonianza alla resurrezione del Signore dopo esserne stati pavidi spettatori.   

«Chi viene del cielo è al di sopra di tutti. 
Egli attesta ciò che ha visto e udito,
eppure nessuno accetta la sua testimonianza» (Gv 3,31-32)

Dopo aver tradito e rinnegato, dopo essere fuggiti e poi tornati, i discepoli sono stati condotti dallo Spirito promesso dentro l’esperienza di una meravigliosa intimità con il Risorto e con il suo ostinato desiderio di amore e di comunione. Senza esserne subito e lucidamente consapevoli, hanno scoperto la verità di queste parole che Gesù aveva pronunciato nel cuore della sua ultima notte in questo mondo. 

«Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero.
Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: 
senza misura egli dà lo Spirito» (3,33-34)

Non c’è altra spiegazione razionale per lo smisurato coraggio che, improvvisamente, gli apostoli scoprono di avere davanti agli ostacoli più invincibili che si pongono sul loro cammino. A nome di tutti, Pietro dice le parole di Dio che ha udito nella notte della sua conversione al mistero pasquale di Cristo. La notte in cui ha scoperto non siamo più tenuti a obbedire né alle nostre paure, né alle pretese che gli altri hanno su di noi. Ma solo a quel Dio che, avendoci donato tutto nel suo Figlio, vuole solo donarci ogni cosa.

Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: 
«Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (At 5,29) 

La Pasqua che stiamo celebrando in questi giorni è festa di libertà, perciò anche di (dis)obbedienza. Ci sono nuovi e santi desideri a cui aderire con tutto il cuore. E ci sono antichi e noiosi ricatti a cui imparare a disobbedire senza indugiare nei sensi di colpa. Risorgere con Cristo significa dare più retta al desiderio di andare verso gli altri con un vangelo sulle labbra, piuttosto che rimanere chiusi nella paura o nella timidezza. Riempire il tempo e lo spazio del nome di Gesù, dipingere il suo sangue alle porte di chi ancora non lo conosce: questa è l’immensa responsabilità cristiana. 

«Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento 
e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo» (5,28)

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