PADRE DI MOLTI

Solennità di san Giuseppe
Nella festa di san Giuseppe — sposo della Vergine, padre del Signore Gesù — la liturgia ci fa ascoltare anzitutto una promessa. Rivolta al re Davide da Dio per mezzo del profeta. Una promessa strana, parecchio strana, perché annuncia una discendenza dalle viscere dell’antico re d’Israele solo quando i suoi giorni saranno compiuti ed egli dormirà con i suoi padri. Eppure una promessa così adatta a introdurre il favoloso uomo che oggi ricordiamo in questi giorni di Quaresima. 

«Egli edificherà una casa al mio nome 
e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. 
Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2Sam 7,13-14)

Ormai così abituati a essere orfani — non solo di Dio — può risuonarci strano pensare a Giuseppe di Nazaret, anzitutto, come qualcuno costituito figlio e, per questo, divenuto anche padre. Eppure, proprio qui sta la prima grande chiave di accesso al suo mistero. Una bella provocazione per la nostra generazione. Per noi rassegnati a essere figli di nessuno, ma ancora così desiderosi di amare e generare una vita a partire dalle viscere di intelligenza, sensibilità e passione che abbiamo coltivato — talvolta così faticosamente — nel nostro cammino. 

Così fu generato Gesù Cristo: 
sua madre Maria, essendo sposa di Giuseppe, 
prima che andassero a vivere insieme 
si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18)

Il sogno di Giuseppe deve attraversare questo incomprensibile scarto tra ciò che lui pensava e quello che la realtà è: tutta diversa da come la si poteva immaginare. C’è un’eccedenza senza nome, uno scandaloso rigonfiamento da decifrare e accogliere: Maria è incinta, non di lui. Per Giuseppe è il momento di credere. Lo fa sprofondando nel sonno ed entrando nel sogno. Quello di Dio, che resiste alle nostre esitazioni e ai nostri fallimenti. Poi Giuseppe crede, facendo l’unico atto di inclusione che fa diventare “padre” chi per natura è un seme chiamato a uscire da sé per fecondare, con la sua premurosa custodia, la terra che gli è stata affidata. Giuseppe dà fiducia alla storia che mendica la sua responsabilità. Non dà retta ai timori che inseguono sempre logiche di perfezione. 

Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza,
e così divenne padre di molti popoli (Rm 4,18)

Giuseppe diventa padre così: prendendo con sé Maria e il frutto del suo grembo. Accogliendo senza obiezioni o domande, accettando di morire a se stesso e alle proprie comprensioni per consentire a qualcosa di più grande di venire al mondo. Senza bisogno di mettere la firma da nessuna parte, diventa egli stesso la firma di Dio sul suo frutto più bello. Grazie alla sua silenziosa bellezza, nasce Gesù; la dimora di Dio è edificata e custodita per sempre. Nel mondo, nella storia, nel mistero della Chiesa. E davanti al Padre di tutti, nessuno più può dirsi orfano, ma figlio amato. 

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