FINO IN FONDO

Martedì – III settimana del Tempo di Quaresima
Oggi le Scritture ci pongono a distanza ravvicinata con il problema del perdono. La domanda da cui prende avvio il vangelo, che il discepolo Pietro rivolge al maestro Gesù appare condivisibile e piena di senso, pensando alla fatica con cui ci misuriamo quando dobbiamo accogliere qualcuno che ci ha ferito, abbandonato o tradito.  

Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, 
quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? (Mt 18,21) 

Anche noi, nell’arte difficile di voler bene agli altri, conserviamo sempre una calcolatrice nel taschino, pronti a misurare quanta pazienza siamo obbligati a manifestare e quante altre occasioni bisogna accordare all’altro che ci he profondamente deluso. La parabola con cui il Signore Gesù risponde lascia intendere che, in realtà, il perdono sia più un problema di qualità che di quantità. Il racconto del debitore a cui viene condonato un grosso debito (trecento tonnellate d’oro), che non riesce ad avere alcuna misericordia nei confronti di chi gli è debitore soltanto di una piccola somma (mezzo chilogrammo d’argento), ci segnala un drammatico disturbo di (auto)coscienza. Siamo spesso inconsapevoli di quanto la nostra vita sia determinata da un profondo bisogno di amore incondizionato, che mai siamo capaci di ripagare fino in fondo. Per questo, non di rado, ci sentiamo in diritto di rivalerci sul nostro prossimo, tirandogli il collo. Lontanissimi dallo sguardo umile e pietoso con cui Anania, dentro la fornace ardente, solleva umilmente gli occhi al Dio del cielo. Nel fondo di un’angoscia che brucia e consuma, la sua voce diventa preghiera in prima persona plurale.

Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, 
non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia (Dn 3,34)

La parola di Dio oggi ci chiede di ricominciare a guardare le cose da un diverso punto di vista, per poter riconoscere nell’altro che sbaglia un corpo che sanguina al pari del nostro. Solo partendo dal fondo della nostra solitudine possiamo ritrovare la sguardo della compassione verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, cercando le strade più favorevoli alla riconciliazione, che per sua natura non può conoscere altro limite se non quello della pietà. Diventare misericordiosi è l’unica vera conversione che opera miracoli nella realtà. Ci libera dalla schiavitù del rancore e del risentimento, rendendoci capaci di amare con tutto il cuore. Fino in fondo.

E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, 
ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,22) 

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