OGNI GIORNO

Giovedì dopo le ceneri – Tempo di Quaresima
Toglie subito il fiato la liturgia di Quaresima. Dopo gli iniziali riti del mercoledì delle ceneri, la parola di Dio racchiusa nelle Scritture incalza il ritmo, indicandoci come urgente  e necessaria la responsabilità di scegliere. Per noi, sempre immersi in troppe — non uguali — possibilità, scegliere è diventata la più struggente e impegnativa delle attività. Siamo tutti così attratti e, talvolta, sedotti da infiniti modi di vivere e morire. Preda facile di un male nuovo e antico, che affliggeva anche quel popolo uscito dalla schiavitù d’Egitto e introdotto nel compito della libertà. 

«Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione.
Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30,19-20)

La Quaresima non può cominciare se non ritroviamo la coscienza di essere artefici reali — non virtuali — del futuro nostro e del destino del mondo. Purtroppo, il nostro livello di responsabilità di fronte a questa fondamentale chiamata è talmente basso che talvolta non solo è opportuno, ma ci serve, essere puntualmente e continuamente richiamati proprio su questo punto. Il Signore Gesù approfondisce l’esortazione del Deuteronomio, dichiarando l’urgenza di scelte che non siano vincolate da logiche di bisogno o costrizione, ma il frutto di un desiderio profondo.

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, 
prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc 9,23)

L’avverbio con cui Gesù specifica la necessità di collocare l’arte di scegliere non nello scenario dei grandi cambiamenti, ma delle quotidiane assunzioni, non è solo una radicalizzazione dell’antico comando di Mosè. Ci vuole esortare ad assumere la fatica di scegliere senza dover attendere sempre le grandi occasioni e senza guardare con rassegnazione il tempo presente in cui viviamo. La logica della croce vuole essere un modo di assumere il reale in cui smettiamo di nasconderci dietro a un dito. Scegliere resta una missione impossibile solo se cerchiamo di realizzarci con le nostre forze, anziché come figli davanti al Padre.

«Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, 
ma perde o rovina se stesso?» (9,25)


La domanda con cui termina il vangelo deve risuonare in noi come un terremoto che smuove l’abitudine di non riflettere su quello che stiamo cercando di capitalizzare. È davvero il Signore, il suo vangelo, il Regno e la vita futura quello che vogliamo (provare a) scegliere. Oppure è “il mondo intero”, con le sue continue e innumerevoli opportunità, il tesoro che non vogliamo lasciarci sfuggire? Se sapremo rispondere a questa domanda, forse potremo riconoscere che il problema non è tanto “cosa scegliere”, quanto “cosa abbiamo già scelto”. Da questa consapevolezza, ogni giorno, rinasce l’avventura della conversione. 

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