RICOMINCIARE

Lunedì – I settimana del Tempo Ordinario
Compiuto ormai il tempo del Natale, che ci resta da fare? Molto. Soprattutto approfittare di questo dono di grazia che ha posto la sua dimora in mezzo a noi, consentire allo sguardo del Verbo incarnato di trasformare i nostri giorni in vita nuova. Questa è la chiamata forte e chiara del tempo ordinario che oggi torna a scandire il cammino della chiesa. L’evangelista Marco, che scandisce per primo il passo feriale, non racconta né la nascita, né l’infanzia di Gesù. Lo mette in scena già adulto, felice di annunciare la pienezza dei tempi. 

«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; 
convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15)

Occorre girarsi, convertirsi, cambiare vita, perché una grossa novità è accaduta ed è ormai posta nelle nostre vicinanze. Dio ha definitivamente perso la pazienza: non ha atteso che diventassimo capaci e buoni, ma è venuto a camminare insieme a noi, per ricordarci che un profondo rinnovamento è possibile a tutti. Non in condizioni ottimali o ideali, ma proprio là dove siamo. Alle prese con le solite reti per rimediare (alla) vita. Mettere a fuoco il volto di Gesù, ritornare a essere suoi appassionati discepoli: questo è l’impegno da assumere con slancio e passione dopo il Natale celebrato nella fede. 

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi 
aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Eb 1,1-2)

Per noi è il momento di fuggire dalla dispersione di tanti richiami non necessari — per non dire inutili. È di nuovo l’ora di raccogliere i tanti appelli che abbiamo lasciato cadere nel fosso della pigrizia o nell’oblio dell’irresponsabilità. È il tempo che può diventare straordinario nella misura in cui siamo disposti a consumarlo in stato di conversione al vangelo. Una sola condizione sembra decisiva per lasciarsi determinare dallo sguardo di Gesù: acconsentire al cambio di nome, alla conversione delle attività. 

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone,
mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,16-17) 

Convertirsi al Signore e al vangelo non significa operare o attendere la grande “svolta” della vita, immaginare necessario un clamoroso cambio di identità. Più realisticamente — e spiritualmente — vuol dire permettere alla relazione con Dio di aggiungere al nostro fare qualcosa in più. Una missione, un compito, un servizio d’amore, che non crediamo essere nelle nostre capacità. Solo finché restiamo soli sulla barca della nostra vita. Anziché scendere e, dietro al Maestro, ricominciare l’avventura della sequela, la vita da discepoli. 

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