OLTRE IL SENTIRE

Martedì – III settimana di Avvento
Il vangelo di oggi ci aiuta ad approfondire quello di ieri. Attraverso la parabola dei due figli che non hanno voglia di andare a lavorare nella vigna del padre, possiamo comprendere cosa si nasconda dietro all’incapacità di riconoscere nella terra i segni del cielo, dentro all’abitudine a stimare sempre troppo povera la realtà per iniziare a svolgere il compito di una vita nuova. 

«Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò.
[...] Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò» (Mt 21,29.30)

La differenza tra i due fratelli — cioè fra quello che siamo e quello che possiamo essere — non sta nella diversità delle iniziali risposte. È piuttosto chiaro che nemmeno il secondo figlio, infatti, ha voglia di andare a lavorare. I due cammini divergono invece per il fatto che uno si apre alla possibilità di un cambiamento, l’altro invece rimane chiuso e ostinato nelle sue premesse. Il verbo che esprime questa trasformazione nel primo figlio non ha a che fare con i sensi di colpa, ma con l’espansione della capacità di sentire. Una bella traduzione potrebbe essere: «Ma poi, andando oltre il proprio sentire, vi andò». Gesù collega alla dinamica della fede questo superamento della dittatura dei sensi. 

«In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto;
i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto.
Voi, al contrario, avete visto queste cose, 
ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli» (21,31-32)

I capi dei sacerdoti e gli anziani avevano visto il segno di Giovanni, ma non si erano concessi di oltrepassare il proprio sentire. Hanno preferito rimanere chiusi nelle pseudo-certezze religiose, anziché avventurarsi nella libertà della fede. È il rischio che anche noi corriamo tutte le volte che chiudiamo gli occhi — cioè il cuore — davanti alla realtà, piuttosto che acconsentire ai cambi di programma che il Signore prepara e serve con meravigliosa puntualità sulla mensa di tutti. Del resto Dio è il primo a saper oltrepassare il proprio sentire. Per questo quando grida e annuncia guai è anche capace di dichiarare tutto il desiderio che la nostra vita torni. A lui e a pienezza. 

«In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me,
perché allora allontanerò da te tutti i superbi gaudenti, 
e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte. 
Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero» (Sof 3,11-12)

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