OCCHIO PENETRANTE

Lunedì – III settimana di Avvento
Il cammino di Avvento, ormai prossimo alle splendide ferie prenatalizie, ridesta in noi la capacità di affondare lo sguardo ben oltre il velo e i contorni delle cose. La venuta del Signore è certa ed efficace. Si tratta però di avere un cuore disposto a penetrare i segni della sua presenza, con la disponibilità a goderne e patirne tutte le conseguenze. I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo mostrano come non sia facile avere questa attitudine. Nemmeno di fronte al Signore Gesù. 

Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. 
Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. 
Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?» (Mt 21,24-25)

Gesù non pone un interrogativo difficile. Non pretende dai suoi interlocutori una conoscenza che essi non hanno. Chiede solo di esplicitare l’intuizione che hanno avuto, di usare l’occhio penetrante di cui ogni ciascuno dispone. Dio, infatti, agisce sempre così. Dona gratuitamente, però chiede di essere riconosciuto. Perché i suoi doni non sono oggetti, ma occasioni di relazione. Invece che prendersi questa parte buona, i notabili del popolo si incartano in assurdi ragionamenti. Restando, alla fine, ammutoliti e incapaci di rispondere.  

Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: 
«Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose» (21,27)

Il Natale ormai alle porte, in fondo, non ci chiede nulla se non questo: guardare fino in fondo la vita e tutti i doni finora scesi dal cielo a dirci e a darci il volto amorevole di Dio. E confessare con libertà con quanta bellezza Dio ha già abbondantemente dichiarato la sua presenza e la sua venuta nella storia di cui (anche) noi siamo parte. Così accadde un giorno a Balaam, profeta pagano, costretto a riconoscere nelle tende di Israele la gloria di Dio. 

«Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante;
oracolo di chi ode le parole di Dio, di chi vede la visione dell’Onnipotente,
cade e gli è tolto il velo degli occhi.
Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele!» (Nm 24,3-5)

Certo, guardare fino fino fondo le cose vuol dire guardarle fino a noi. Fino a diventare noi per primi gli annunciatori della buona notizia. Fino ad ammettere che il tempo dell’esilio è finito. Non per Israele, non per gli altri. Ma proprio per noi. Perché possiamo rendere umana e bella la nostra vita, senza dover attendere un altro giorno e un’altra occasione. Insieme a Dio, regalandoci. 

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