LODARE

Martedì – I settimana di Avvento
Il tempo di Avvento è iniziato con un invito a vegliare, ad aprire bene gli occhi, per poter incontrare il Signore che è venuto, che viene e che verrà a salvare tutta la (nostra) storia. Il vangelo di oggi ci svela un segreto, indicando un gesto sempre troppo trascurato dai nostri rituali sacri: la lode. Il Maestro viene fotografato proprio così, mentre esultando apre le braccia al cielo e si lascia andare a un momento di pura allegria e gratitudine nel suo spirito.

«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, 
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 
Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21) 

Prima di diventare voce sulle labbra, la lode è un atteggiamento del cuore, anzi un modo di vedere la realtà, così attento e mite da saper scorgere la presenza di Dio e del suo bene dentro le pieghe della storia. Ma non si tratta di una preghiera ingenua. La lode sa selezionare e distinguere, sa andare — direbbe il profeta Isaia — oltre il velo dell’apparenza. Tra le forme di preghiera, è forse la più bella. Non intende infatti perseguire alcuno scopo, non si esprime per ottenere qualcosa. La lode ci educa a saper guardare la storia con speranza, a volgere lo sguardo in avanti con ottimismo, certi che Dio non si dimentica né di noi, né delle sue promesse.

«Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, 
un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1) 

La venuta del Signore, sembra annunciare il profeta, non è simile a un terremoto, che tutto capovolge e trasforma in un istante. La sua forza assomiglia più alla tenacia di un virgulto, che lentamente emerge dal tronco, poi silenziosamente si espande e infine diventa un frutto, maturo e buono. Allo stesso modo, la venuta del Signore in noi avviene e avverrà con splendida e paziente naturalezza. Dentro e oltre ogni apparenza. A noi spetta solo il compito di prepararne la venuta proprio con la lode, quella preghiera semplice e spontanea che ogni giorno possiamo offrire al cielo, riconoscenti per tutte le cose necessarie che — in fondo — non mancano mai ai nostri giorni. La lode non risolve i problemi e non ottunde lo sguardo. Svuota invece il cuore dalle preoccupazioni inutili. Ci insegna a entrare nel sogno di Dio.

« Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; 
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà » (11,6)

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