LUNGA E STRETTA

Mercoledì – XXX settimana del Tempo Ordinario
No, non si tratta di una tunica molto coprente e attillata diffusa ai tempi di Gesù. Né di un tipo di pasta gustosa e affusolata tipica della Palestina. Il titolo scelto è la descrizione congiunta che le Scritture di oggi fanno di quella vita intensa e felice che il Signore propone  all’uomo. Illustrando il senso del quarto comandamento («Onora tuo padre e tua madre»), san Paolo tesse l’elogio dell’obbedienza quale miglior garanzia per un futuro prosperoso.

«Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa:
“perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra”» (Ef 6,2-3)

La stessa raccomandazione è poi rivolta ai genitori, che devono obbedire ai figli diventando saggi educatori. Quindi ai padroni e agli schiavi, che possono addirittura prestarsi mutuo servizio, «come chi serve il Signore e non gli uomini» (6,7). Il motivo di questo invito all’obbedienza, fatto senza alcuna discriminazione di ruoli e circostanze, scaturisce dalla consapevolezza che Dio per primo ha voluto essere obbediente alla nostra umanità. Fino alla morte.  

«Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro,
mettendo da parte le minacce, sapendo che il Signore,
loro e vostro, è nei cieli e in lui non vi è preferenza di persone» (6,9)

Infatti non va intesa come una discriminazione che si compirà negli ultimi tempi la minacciosa parola di Gesù nel vangelo, bensì come un drammatico appello al nostro cuore così spesso intorpidito e distratto.     

«Sforzatevi (lett. ‘combattete’) di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, 
cercheranno di entrare,  ma non ci riusciranno» (Lc 13,24)

Gesù fa appello a un’altra risorsa spesso da noi poco valorizzata, in modo particolare oggi nella società dei comfort e dei benefit: la capacità di combattere, soprattutto contro noi stessi e contro la velenosa abitudine di farci sempre attendere dagli appuntamenti più importanti della vita. Quelle cose, persone, scelte che ricordiamo sempre troppo tardi. Quando l’occasione è sfumata.

«Quando  il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori,
comincerete a bussare alla porta, dicendo: 
“Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete” (13,25)

Per non correre il rischio di diventare estranei alla vita e a Dio che ci insegna ad affrontarla, il vangelo è chiarissimo: ripristinare obbedienza e combattimento. Obbedire significa allargare i confini dello sguardo e del cuore, dilatare gli spazi di vita per sé e per gli altri. Lottare invece vuol dire assottigliare la forma della nostra libertà, trovare motivi e coraggio per scegliere una cosa tra molte possibili, per restare fedeli anziché subire il fascino del cambiamento, per colorare il grigio della realtà donando(si), anziché aspettare sempre che siano gli altri a farlo. Così — solo così — la vita torna a essere un percorso felice e di taglia perfetta. Lunga e stretta.     

Commenti