PERDERE LA VITA

Festa delle Stimmate di San Francesco
Oggi la famiglia francescana ricorda l’impressione delle stimmate di san Francesco, celebrandola come festa. I segni della passione del Signore Gesù apparsi nel corpo del poverello di Assisi sono da una parte il sigillo di una vita consumata da un ardente desiderio di assumere il vangelo senza sconti e senza riserve. Sine glossa, direbbe Francesco. Dall’altra sono un regalo per tutti di discepoli del Risorto, capace di “infiammare il nostro spirito con il fuoco del tuo amore” (colletta).  

«Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, 
per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, 
ma l’essere nuova creatura» (Gal 6,14-15)

Le parole di Paolo, con le quali si getta nell’agone di una disputa teologica — cruciale al suo tempo come al nostro —, ci aiutano a entrare nel mistero di quanto è accaduto nella carne dell’umile frate. Non sono più i gesti e gli atteggiamenti religiosi a poterci garantire una relazione con Dio, sembra dire l’apostolo. Solo l’assunzione del dono battesimale, una vita nuova in Cristo, può assicurarci il compimento di questo desiderio. 

«D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: 
difatti io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo» (12,27)

San Francesco ha portato il suo desiderio di conoscere e vivere il mistero di Cristo fino alle sue estreme conseguenze, diventando — come dice la liturgia — un “martire di desiderio”. E in tal mondo ha consegnato alla chiesa un indispensabile monito. Ricordandole che niente è più importante di questo: stringere con il Signore Gesù un rapporto intenso, accogliere la sua parola e la sua persona a tal punto da smarrire il controllo della nostra vita. Perché vivere, dopo che Dio «ha dato se stesso», ormai è diventato un seguire umilmente. Dietro a Cristo e accanto a tutti.

«Se qulcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 
Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, 
ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,23-24)

La festa francescana di oggi non è un vanto per la chiesa, ma un canto di meraviglia di fronte al dono immenso del battesimo in Cristo. Ascoltandolo si può restare smarriti, confusi. Forse persino scandalizzati. Ma non si può restare impassibili. Si deve infatti ricordare che vale la pena perdere la vita, piuttosto che l’Amore con il quale siamo stati amati.  

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