COME PRIMIZIE

Venerdì – XXIV settimana del Tempo Ordinario
L’accostamento delle letture di oggi offre alla chiesa l’occasione di ritrovare i contorni — ben nitidi — di quella esperienza che ci consente non solo di contemplare il volto del Signore, ma anche di esserne intimamente e profondamente saziati. Al di là delle formulazioni teologiche ritenute vere e dei ruoli lealmente assunti, la parola di Dio oggi ci richiama alla centralità del — tipo di — rapporto che stiamo vivendo con il Signore Gesù. E con il mistero della sua pasqua di salvezza e di guarigione. 

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, 
come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? (1Cor 15,12)

L’interrogativo con cui l’apostolo interpella i cristiani di Corinto è ben più che una discussione accademica. Il cuore di Paolo non è preoccupato di verificare la conoscenza di un dogma, ma la sua vitale assimilazione. Uno dei primi capisaldi dalla fede cristiana è stato il credere fermamente l’impossibilità di una — qualsiasi — separazione tra la natura umana e quella divina nella persona di Gesù Cristo. Da ciò ne consegue che nulla di ciò che egli ha vissuto può non interessarci o riguardare la nostra persona umana, chiamata per grazia a unirsi a quella divina. 

Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;
ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati (15,16-17)

Talvolta non ci accorgiamo nemmeno di quanto facilmente riusciamo a vivere senza attingere dal battesimo, senza godere dei frutti della Pasqua. Cioè di come smarriamo la prospettiva finale, il punto di arrivo dei nostri passi. Preoccupandoci (troppo) di dover risolvere situazioni, sofferenze o problemi che, in realtà, hanno l’unica funzione di educarci già ora alla logica e alla gioia della risurrezione. Credere che noi risorgeremo è il primo segno di una vita che esce dalla logica dei peccati. Ed è il primo atto della risurrezione già in questo mondo.

Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità 
[...] Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni (Lc 8,1.3)

Questo corteo di uomini scelti e di donne amate rappresenta il cuore pulsante della chiesa, la sua struttura interna. Le fondamenta della comunità cristiana non sono le cose che lungo i secoli si sono create, strutturate e sedimentate nella prassi e nell’organizzazione ecclesiale. Sono — e restano — coloro che hanno cominciato a cogliere frutti di amore dall’albero della vita — il Signore morto e risorto. E con profonda naturalezza provano a seguirlo e a servirlo. Non facendo pagare più a nessuno il prezzo della loro passione. Ma offrendo se stessi. Come primizie.

Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, 
primizia di coloro che sono morti (1Cor 15,20) 

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