OSSA

Venerdì – XV settimana del Tempo Ordinario
La liturgia di questo venerdì offre importanti parole al nostro invisibile — ma incessante — tentativo di mettere alla prova di Dio per sentire la sua presenza e ricevere il beneficio della sua protezione. Stanchi — forse inconsapevolmente desiderosi di sintesi e di semplificazione — i farisei si avvicinano a Gesù per verificare la sua fedeltà alla Legge di Mosè e alla tradizione di Israele. 

«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (Mt 22,36)

La risposta di Gesù è celebre per aver sancito un modo di rapportarsi a Dio imprescindibile da quello con cui si sceglie di rapportarsi al prossimo. Ma non ci deve sfuggire il fatto che, per puntualizzare questo delicato e sofferto equilibrio, il Signore fa riferimento a un verbo che non può mai essere messo alla prova. Al contrario, siamo noi a essere misurati e testati dalla sua presenza nello spazio — effettivo — della nostra libertà. È amare l’unica, reale fatica a cui siamo chiamati da Dio. Inutile cercare altri secondi fini nello spazio terso della sua volontà di Dio per noi. Si tratta di un compito estenuante, che mette a nudo e a fuoco la realtà della nostra vita. Fino a gettarci nella più desolata rassegnazione.

«Le nostra ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, 
noi siamo perduti» (Ez 37,11)
Il profeta è chiamato ad annunciare, prima alle ossa, poi allo Spirito, che non c’è posto per il vittimismo in chi è stato generato dall’amore di Dio. Sebbene l’amore consumi la nostra carne e il nostro spirito, chi è nell’amore non si consuma mai fino in fondo. Perché quando si raggiunge il fondo non è la fine, ma l’inizio di un più profondo rapporto con la forza creatrice di Dio. 

«Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, 
vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. 
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe 
e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio» (37,12-13)


Siamo povere ossa, polvere santa su cui continuamente riposa la promessa e la realtà dello Spirito. Questa notizia è sufficiente a rimetterci in cammino, nel viaggio della vita che si compie sempre nel comando — libero e liberante — dell’amore. Nelle fatiche e nelle prove che sperimentiamo siamo liberi di presentarci come vittime, ma mai autorizzati a indulgere al vittimismo. Perché amare è l’opzione sempre possibile alla nostra inaridita e vivente libertà. 

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