NON SOLO VENTO

Giovedì – XV settimana del Tempo Ordinario
In questi giorni d’estate — fortunatamente ancora non troppo caldi — tutti cerchiamo ristoro e rifugio, dopo le fatiche di tanti mesi di lavoro, impegni, preoccupazioni, imprevisti, malattie, lutti e incidenti. Eppure, nonostante l’elenco dei pesi della vita potrebbe continuare ed estendersi in molte direzioni, dobbiamo riconoscere che i momenti più gravosi non sono quelli in cui la vita ci coglie di sorpresa. Coincidono piuttosto con quelle circostanze in cui realizziamo la sterilità di tanti nostri progetti, l’inutilità dei passi faticosamente compiuti.

«Come una donna incinta che sta per partorire e si contorce e grida nei dolori, 
così siamo stati noi di fronte a te, Signore. 
Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: 
era solo vento; non abbiamo portato salvezza alla terra 
e non sono nati abitanti nel mondo» (Is 26,17-18)

La descrizione del profeta è spietata, eppure lucidissima. La metafora del parto — che Gesù stesso assumerà proprio alla vigilia della sua feconda passione d’amore (cf. Gv 16,21) — intercetta il nostro cuore nel luogo più sacro e profondo che conosca, là dove esso è chiamato a diventare una sorgente di vita e salvezza capace di allietare la storia e il destino del mondo. Ogni volta che ciò non avviene, noi sprofondiamo nella più utile delle tristezze: quella che ha il compito di informarci che abbiamo fallito il bersaglio. E ci offre l’occasione di rimettere a fuoco quale dio stiamo seguendo e adorando.

«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, 
che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,29-30)
Davanti a parole così belle e liberanti, siamo tutti tentati di offrire un immediato assenso al Signore Gesù. Magari professandoci discepoli disposti a imparare, pur di non essere più partorienti sterili e affaticate. Sapere che la storia di ogni giorno può essere vissuta guancia a guancia con il nostro Salvatore — come veri coniugi — è notizia sufficiente a colmare ogni vuoto del cuore. Eppure non esiste reale conversione senza autentico slancio interiore. Non può esserci obbedienza a Dio senza fedeltà a noi stessi. Senza aver prima scavato e scovato in noi lo Spirito che sempre è la nostra vita più profonda, in quanto ricerca incessante di Dio e del suo volto. Quello Spirito che — come vento gagliardo — soffia, scuote e scardina, impedendoci di essere solo vento che passa. Ma pienezza di desiderio. 

«Di notte anela a te l’anima mia, al mattino dentro di me il mio spirito ti cerca,
perché quando eserciti i tuoi giudizi sulla terra, 
imparano la giustizia gli abitanti del mondo» (Is 26,9)

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