INCONTRO

Mercoledì – XIII settimana del Tempo Ordinario
Il vangelo attesta due diversi modi con cui è possibile andare incontro al Signore che — sempre — viene a visitare la nostra umanità per donarle vita e salvezza. Il primo è quello dei «due indemoniati», talmente «furiosi» da esporsi, inconsapevolmente, alla forza terapeutica di Gesù. Non appena giunge all’altra riva, il Signore Gesù viene raggiunto da questi morti viventi che dimorano nei sepolcri e investito dal grido della loro paura. 

«Che vuoi da noi, Figlio di Dio? 
Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?» (Mt 8,29)

Nonostante questo atteggiamento di chiusura e ostilità, l’incontro avviene e la condanna è proposta e firmata dagli stessi demoni, i quali chiedono a Gesù il permesso di potersi trasferire in una mandria di porci. Permesso, naturalmente accordato. 

Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, 
tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque (8,32)

L’altro modo di andare incontro a Gesù si riscontra negli abitanti della città, che escono dalle loro case e dai loro affari forse più preoccupati di accertare la perdita economica, che non di accogliere nella comunità due fratelli liberati e restituiti alla vita. Lo attesta il congedo freddo e ingrato con cui accompagnano Gesù alla porta d’uscita. 

Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: 
quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio (8,34)

Vale la pena di interrogare e ascoltare la voce con cui anche noi, ogni giorno, proviamo ad andare incontro al Signore. Non sempre una modalità educata e affettuosa è il segno di una autentico desiderio di stabilire un rapporto con lui. Talvolta le nostre forme religiose nascondono l’intenzione di mettere a posto la coscienza davanti a Dio, pur di non essere disturbati nei nostri affari, colpevoli di ingiustizia, mancanti di condivisione. Durissima la parola profetica contro un simile atteggiamento. 

«Lontano da me il frastuono dei vostri canti:
il suono delle vostre arpe non posso sentirlo!» (Am 5,23)

Il profeta non colpisce senza offrire un farmaco. Per uscire dal dedalo delle mistificazioni, occorre ricominciare, ogni giorno, a cercare il  Signore. Questa attività non passa solo attraverso le preghiere e i formali atti con cui la fede si esprime. Si compie anche nella ricerca del bene al posto del male. Anzi, nell’amore del bene e nell’odio del male. Perché cercare a un certo punto non basta più. Bisogna offrire il corpo e il sangue al Signore che viene incontro a noi continuamente nella realtà. Amare, con tutto quello che — sempre — resta. 

«Cercate il bene e non il male, se volete vivere, 
e solo così il Signore, Dio degli eserciti, sarà con voi come voi dite. 
Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; 
forse il Signore, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe» (5,14-15)

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