PIENEZZA DI MOTIVAZIONI

Martedì – V settimana del Tempo di Pasqua
Ormai prossimo al fallimento della croce e proteso alla speranza della risurrezione, il Signore Gesù decide di rivolgere ai discepoli parole di grande conforto. Annuncia loro il dono della pace, senza generare però l’illusione che questa promessa possa identificarsi con un semplice progetto di benessere umano.

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27)

Purtroppo il Maestro non fornisce molte spiegazioni a riguardo di questo favoloso dono. Sembra più preoccupato di distinguere la sua pace da quelle già note e bramate che di definirne il senso. Tuttavia le successive parole di rassicurazione lasciano intendere molto.

«Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (14,28)

Se i discepoli non devono avere paura — proprio dopo aver udito un annuncio di pace — sorge il ragionevole sospetto che la pace di Gesù non coincida affatto con una situazione in cui vengono a mancare le tribolazioni e le persecuzioni. Il libro degli Atti offre a questo riguardo una certa conferma, raccontando le disavventure di Paolo a causa del vangelo annunciato nelle città della Licaònia.

Giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali persuasero la folla.
Essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori dalla città, credendolo morto (At 14,19)

La crudeltà e la violenza della vessazione non sembra arrestare lo slancio missionario dell’apostolo, che insieme a Bàrnaba si rimette subito in marcia per confortare i fratelli e annunciare con franchezza la logica delle Beatitudini.

Dopo aver annunciato il vangelo a quella città e aver fatto un numero considerevole di discepoli,
ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli
ed esortandoli a restare saldi nella fede
«perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (14,21-22)

Il tempo pasquale ci ricorda che la porta per entrare nel regno non è la pace dei sensi, ma la pienezza delle motivazioni che consentono al nostro agire di diventare un inarrestabile movimento d’amore. Dentro molte tribolazioni — nel corpo o nell’anima — il discepolo di Gesù riceve dal suo Signore il regalo di un’imperturbabile tranquillità. E si rende conto che questa è l’unica cosa di cui c’è davvero bisogno: l’amore ricevuto e restituito, l’agire come figli. Su questo si regge la vita del mondo.

«Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre,

e come il Padre mi ha comandato, così io agisco» (Gv 14,31)

Commenti