POTERE VOLERE

Venerdì Santo – In Passione Domini
La liturgia di questo santo giorno prende avvio da straordinarie profezie, che non cessano di destare stupore e sgomento nel cuore dei discepoli di ogni tempo e generazione. Per quanto appaia fedele e minuziosa nei dettagli l’anticipazione che Isaia riesce a formulare della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù, non può che apparire come uno scandalo l’interpretazione vittoriosa che egli fa di un momento così penoso e triste della storia di salvezza.

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente (Is 52,13)

L’offerta sacrificale del servo di Dio, chiamato ad assumere un volto sfigurato, privo di qualsiasi bellezza, viene letta come un momento di enorme successo, nel quale la sua esistenza di arricchisce di onore e gloria. È per noi davvero difficile stabilire — e soprattutto mantenere — un legame tra sofferenza e gloria, tra sconfitta e successo. Eppure, non possiamo che stimare grandemente quei momenti in cui qualcuno — magari proprio noi — riesce a diventare partecipe del destino di chi gli sta a cuore. 

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze;
egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato (Eb 4,15)

Il venerdì santo noi cristiani celebriamo l’amore non solo come sentimento, che infiamma il cuore, ma come atto, che porta a perfezione il compito della nostra volontà. Nella scelta di solidarietà con la nostra natura umana, ferita ma non sconfitta dal peccato originale, il Signore Gesù ci ha mostrato fino a che punto noi possiamo osare vivere un rapporto con Dio nel quale il mistero della sua volontà arriva a coincidere con la nostra, quando si purifica attraverso la rinuncia alla rinuncia del dolore, della fatica e della sofferenza.

Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime,
a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, 
divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (5,7-9)

Dal giorno in cui il Signore Gesù ha voluto mostrare il suo amore per noi salendo sul legno della croce e trasformandolo in albero di vita, l’umanità sa fino a che punto il nostro desiderio di offrire la vita per amore può identificarsi con quello di Dio, a causa del quale tutte le cose esistono e sono salve. Per questo oggi, in modo sommesso, noi cantiamo già la gioia dell’umana redenzione. Perché oggi è stata per sempre sconfitta la menzogna che insinuava il dubbio di una frattura — anzi di un’opposizione — tra il volere di Dio e il nostro. Salendo sulla croce Gesù ha fatto la sua volontà fino in fondo. Cioè quella di Dio. 

Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, 
vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore (Is 53,10)


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