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Mercoledì – I settimana del Tempo di Quaresima
Come non servono molte parole per pregare il Padre, così non sono necessari troppi segni per convertire il nostro cuore e la nostra vita alla parola del vangelo. La voce del Signore Gesù oggi è tagliente e perentoria, pone la scure alla radice di quella strana indolenza che rallenta sempre il nostro cammino di conversione.

Questa generazione è una generazione malvagia;  essa cerca un segno, 
ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona (Lc 11,29)

Esiste un male nella nostra attesa-pretesa di ulteriori segni che Dio non esita a riconoscere e condannare. Probabilmente corrisponde a quella fragilità interiore che riempie la nostra bocca di troppe parole, superficiali e inutili. Per decidere di crescere e spenderci con più amore e fedeltà nella vita quotidiana non ci servono segni a oltranza. Anzi, la nostra reticenza di fronte al reale tradisce, in realtà, una fondamentale paura a cambiare e a essere noi stessi protagonisti di inedite trasformazioni. È il problema di Giona, che fa fatica a diventare un profeta obbediente perché intuisce che Dio sta per cambiare i suoi progetti nei confronti di Nìnive, l’antica città nemica di Israele.

Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia,
e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece (Gb 3,10)

Nel cammino quaresimale, la parola di Dio ci chiede di verificare la nostra reale disponibilità a metterci in movimento, a entrare in percorsi di apprendimento e trasformazione. Forse nel cuore delle nostre monotonie e delle nostre paralisi si cela il sospetto che Dio, in fondo, non abbia in mente — e soprattutto in serbo — grandi cambiamenti per noi. Allora andiamo a caccia di ulteriori segni e nuove conferme, che ci rassicurino e ci garantiscano nello status quo. E dimentichiamo invece che proprio ora, «qui», la vita può essere diversa, proprio noi siamo chiamati a essere il segno del suo amore e della sua giustizia in questo mondo. 


Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona (Lc 11,32)

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