NEL CUORE

Sabato della I settimana – Tempo di Quaresima
L’avvio della liturgia di oggi corre il rischio di togliere il fiato e di fiaccare, già alla fine della prima settimana, il nostro cammino quaresimale. Già il richiamo all’oggi, nel quale il Signore ci chiede di collocare la nostra adesione a lui, rappresenta un’accelerazione al nostro bisogno di continue dilazioni di tempo. Ma è soprattutto l’aut aut che la voce di Dio sembra imporre al giogo della nostra libertà. 

Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che egli sarà Dio per te, 
ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, 
i suoi comandi, le sue norme e ascolterai la sua voce (Dt 26,17)

Che l’itinerario della quaresima indichi i nostri passi e la nostra coerenza come conditio sine qua non per rimanere — o rientrare — in un’amicale e amorevole alleanza con Dio potrebbe rattristare il nostro animo, o mortificare il sincero impegno con cui, anche quest’anno, ci siamo messi in cammino verso il mistero pasquale di Cristo. Il Signore Gesù, da parte sua, non sembra alleggerire il peso di questa responsabilità, quando porge l’invito ad accogliere la misura piena del vangelo. 

Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48)

Eppure, già nelle parole e nelle intenzioni di Dio che il Deuteronomio ci consegna attraverso la voce di Mosé, possiamo trovare una certa apertura di speranza, capace di rilanciare il compito della nostra conversione. Quando il Signore comanda di osservare e praticare la Legge non indica il nostro cuore come misura e sorgente della nostra fedeltà, ma come il luogo in cui bisogna imparare a camminare anche quando esso si manifesta oscuro e ostile al pensiero di Dio. 

Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. 
Osservale e mettile in pratica in tutto il cuore e in tutta l’anima (26,6)

Questa possibile traduzione del testo ebraico non muta la sostanza delle parole, ma le apre a una prospettiva inedita, che noi non oseremmo immaginare. Affermando che l’osservanza dei comandamenti deve avvenire in tutto il cuore, Dio ci accorda la libertà di non interrompere mai il rapporto con lui, nemmeno quando nel cuore scorgiamo ostacoli, obiezioni, rifiuti alla sua volontà. È il valore pedagogico della Legge, data — e ridata — al nostro cuore per far nascere — e rinascere — in esso il desiderio di ricevere lo Spirito, quella forza che si offre a noi nella preghiera. Diventa meno impossibile l’invito con cui il Signore Gesù ci chiede di entrare nella terra del perdono, nel luogo possibile dell’impossibile amore. 

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 
affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,44)

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