PIENI DI DESIDERI

Martedì – VII settimana del Tempo Ordinario
Il modo in cui lo spirito muto si manifesta dentro di noi raramente assume le forme dell’epilessia, come quel giovane di cui ieri parlava il vangelo. Più ordinariamente, esso si traduce nell’imbarazzo che sperimentiamo, quando la voce del Signore ci segnala un abisso presente tra i suoi pensieri e i nostri. Dopo aver annunciato la sua imminente passione, Gesù è costretto a verificare se i suoi discepoli stanno capendo qual è la strada da percorrere secondo il vangelo.

Quando Gesù fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande (Mc 9,33-34)

Il silenzio spontaneo e immediato con cui i discepoli reagiscono segnala quante passioni tristi rimangono nel loro cuore. Mentre il cammino del Maestro assume sempre più decisamente e chiaramente i tratti della croce — che è l’assunzione di tutte le conseguenze dell’amore — essi continuano a coltivare sogni di gloria e desideri di grandezza, che meritano di essere lucidamente interrogati.

Fratelli miei, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?
Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra alle vostre membra? (Gc 4,1)

Non dobbiamo scandalizzarci se nella nostra avventura cristiana, scopriamo di avere in noi ancora tante passioni grette e mondane, veri e propri nascondigli di ambizioni fasulle, capaci di orientare sguardo, mani, piedi e, soprattutto, cuore. Il solo modo di giungere ai desideri più veri e belli è cominciare a riconoscere di avere un cuore colmo di desideri tristi, a causa dei quali siamo sempre così nervosi e insoddisfatti.

Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; 
uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! (4,2)

Ma non dobbiamo nemmeno temere di lasciarci ammaestrare continuamente dal Signore il quale, mai stanco delle nostre lentezze, ci annuncia quali sono le passioni per cui vale la pena vivere e morire. Quelle che non ci spingono a fare altro se non allargare le braccia. In segno di amore, accoglienza, resa. 

E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me;
e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (9,36-37)

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