NUBE OSCURA

Lunedì – V settimana del Tempo Ordinario
Leggendo le letture di oggi l’una alla luce dell’altra, recuperiamo le coordinate del santo viaggio, della traversata che Dio ha compiuto per giungere (fino) a noi. Il Dio che nell’antichità è separato dal popolo, attraverso l’arca che custodisce l’alleanza e la dimora del santuario, nella pienezza dei tempi si rende vicino, incontrabile e toccabile, nella carne di Gesù di Nazaret. Salomone introduce l’arca nel tempio. È il compimento del suo desiderio di rendere a Dio l’onore e la gloria gli spettano.

«Ho voluto costruirti una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in eterno» (1Re 8,13)

Le Scritture ci dicono, però, che questa solida, splendidamente decorata abitazione, fatta da mani d’uomo se da una parte è e diventa il cuore pulsante del culto in Israele, dall’altre si configura — fin da subito — come un luogo in cui la presenza di Dio rimane misteriosamente velata. Non appena i riti di preparazione e di insediamento dell’arca si sono compiuti, il Signore offre un segno che è al contempo segno della sua presenza e della sua distanza.

Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore,
e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube,
perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore (8,10-11)

Il vangelo ci racconta il diradarsi di questa nube, nel corpo gravido di amore e guarigione del Signore Gesù. Attorno alla sua carne umana si viene a creare uno straordinario movimento, un’interminabile processione di poveri e malati. I passi di Cristo disegnano la nuova mappa dell’esodo, e diventano il polo d’attrazione per quanto sono bisognosi di salvezza. E non hanno timore di cercare e chiedere l’aiuto che da soli non possono darsi.

«E, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati,
dovunque udivano che egli si trovasse» (6,55)


Dio non smette mai di parlarci. L’arca contenente le sue parole e i suoi voleri è oggi più accessibile che mai, aperta a ogni possibilità di incontro con l’uomo. In qualunque latitudine umana — o disumana — la sua vita si trovi. Resta però un’oscurità da attraversare. Anche, soprattutto, ora che il velo del santuario è stato squarciato dall’amore crocifisso. La soglia del nostro desiderio. Il bisogno e la gioia di essere salvati.  

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