RINUNCIARE

Venerdì – II settimana del Tempo Ordinario
La tormentata storia della monarchia in Israele procede attraverso drammatici passaggi nei quali diverse e contrapposte forme di regalità si incontrano e, provvidenzialmente, si avvicendano. Nella grotta in cui la luce cede il posto alla penombra, Davide è sollecitato a considerare l’ingresso inaspettato del re Saul come una provvidenziale occasione per ottenere rivalsa e affrancarsi dalle sue vessazioni. Ma Davide — mostrando già il carattere regale del suo cuore — decide di rinunciare alla vendetta. È sufficiente il taglio di un lembo del mantello di Saul per farlo entrare in un profondo turbamento interiore. 

«Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio Signore, al consacrato del Signore,
dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore» (1Sam 24,7)

La rinuncia ad affondare il colpo diventa l’occasione per entrare in una profonda libertà di rapporto con l’ambiguo e iniquo primo re di Israele. Dopo aver dissuaso i suoi uomini dall’avventarsi su Saul per togliergli la vita, Davide trova il coraggio di presentarsi a lui mosso da un’autentica sete di giustizia.  

«Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano:
quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso.
Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te;
invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla» (24,12)

In un clima di crescente ostilità nei suoi confronti, il Signore Gesù si ritrova a compiere una scelta assai diversa nella forma, ma simile in ciò che essa richiede e prevede. Salito sul monte, dove la volontà umana si confronta con quella divina, il Maestro prende la decisione di non assolutizzare la sua autorevolezza, ma di parteciparla a uomini diversi e qualunque.   

Gesù, sali sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui.
Ne costituì Dodici — che chiamò apostoli —, perché stessero con lui
e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni (Mc 3,13-15)


Rinunciare è un verbo difficile da declinare in prima persona. Talvolta ci sembra di morire quando ci troviamo nell’urgenza o nel bisogno di farlo. Eppure è anche il gesto più liberante e liberatorio. Addirittura capace di far ripartire la storia, lanciandola verso nuovi, inaspettati orizzonti. 

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