ESPORSI

Giovedì – II settimana del Tempo Ordinario
Il vangelo di oggi è uno splendido e drammatico sommario che ci lascia intuire qualcosa della capacità di attrazione che la persona di Gesù, in breve tempo, aveva saputo sprigionare nei primi giorni del suo ministero in Galilea. Le folle che accorrono e lo inseguono, mandando in fumo il progetto di ritirarsi presso il mare con i suoi discepoli, è descritto in termini drammatici. L’evangelista Marco non esita a raccontare come l’impatto tra la debolezza della gente e la potenza salvifica di Gesù sia un convulso contatto che, se da una parte attesta la fiducia riposta in lui dai poveri e dai malati, dall’altra segnala il problema di una relazione che rischia di fallire il personale — quindi umano — incontro con il volto del Padre, ma solo con la sua forza taumaturgica.

Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male 
si gettavano su di lui per toccarlo (Mc 3,10)

Il Signore Gesù decide di introdurre una distanza di sicurezza tra il suo corpo e la folla, non certo per sottrarsi dal compito di portare su di sé il peso delle nostre infermità e delle nostre paure, avendo offerto se stesso per noi. Ma unicamente per potersi donare a noi a misura della sua grazia e non del nostro bisogno. 

Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla,
perché non lo schiacciassero (3,9)

Infatti le nostre sofferenze e i nostri disordini ci spingono sempre a manipolare l’altro e a lusingarlo con l’adulazione. Saltare addosso all’altro oppure esaltare troppo la sua presenza sono le infrazioni più diffuse che viviamo nei rapporti quotidiani. Il Signore introduce allora un interstizio tra il nostro bisogno di salvezza e il suo desiderio di donarcela, affinché impariamo a comprendere che ogni distanza la vita ci chiede di patire, in realtà, è — o può diventare — una distanza di salvezza, spazio sacro che consente relazioni più profonde e durature.   Una di queste sembra proprio essere quella tra Gionata e Davide. Il re Saul è profondamente irritato dal successo riscosso dal giovane pastore che ha sconfitto il potente Golia, e comincia a guardarlo con sospetto crescente. 

Saul comunicò a Gionata, suo figlio, e ai suoi ministri di voler uccidere Davide.
Ma Giònata, figlio di Saul, nutriva grande affetto per Davide (1Sam 19,1)

Sarà proprio questo affetto a spingere il figlio del re a esporsi in prima persona affinché l’amico Davide non muoia ingiustamente e inutilmente. Nel suo prendere le distanze dagli atteggiamenti del padre, Gionata rivela che la guarigione da ogni male — persino dalla morte — avviene solo là dove si stabiliscono relazioni autentiche, dove la custodia dell’altro non è un compito, ma un desiderio. 

«Non pecchi il re contro il suo servo, contro Davide, che non ha peccato contro di te, 
che anzi ha fatto cose belle per te. 
Egli ha esposto la vita, quanto abbatté il Filisteo,

e il Signore ha concesso una grande salvezza a tutto Israele» (19,4) 

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