I PASSI DEI POVERI

Giovedì – I settimana di Avvento
Le Scritture di oggi legano la venuta del Signore al modo con cui — letteralmente — facciamo il cammino della vita, continuamente sollecitati a decidere quale forza e quale robustezza sia conveniente introdurre nelle nostre valutazioni e nelle nostre scelte. Chi di noi vorrebbe ritrovarsi, anche solo accidentalmente, all’interno di quella casa incapace di reggere l’urto delle intemperie e degli imprevisti?

«Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto,
che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti
e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,26-27) 

La parabola delle due case, con cui il Signore Gesù conclude il lungo discorso della montagna, non è riducibile a un’esortazione alla coerenza, tanto utile quanto insufficiente a descrivere la sequela cristiana. Chiunque prova a prendere sul serio il vangelo, scopre ben presto quanto sia impossibile essere discepoli fondati sulla propria determinazione. L’insegnamento del Maestro vuole dire una cosa ancora più profonda e, in qualche modo, più esigente. È un invito a considerare la messa in pratica del vangelo come tappa imprescindibile del processo di ascolto e conversione alla logica della croce. 

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21)

Indubbiamente fare senza capire, mettere in pratica non potendo apparire coerenti è un cammino di vera umiltà, per non dire di continua umiliazione. Ma è proprio questo tipo di andatura che ci introduce dentro le mura della «città forte» (Is 26,1) di Dio, che ci fa scoprire e gustare quanto il Signore sia «una roccia eterna» (26,4), su cui è sempre possibile contare. Il profeta Isaia assicura che chi sembra posto in fondo alle graduatorie del mondo, a causa del suo rapporto con Dio e con la sua giustizia, è destinato ad avanzare oltre e prima degli altri. Per questo la venuta del Signore è così universale, inclusiva, alla portata — e al passo — di tutti. Chi non si sente “povero” alzi la mano!

«(il Signore) ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo.

I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri» (Is 26,5-6)

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