AMMUTOLIRE

Ferie prenatalizie – 19 dicembre
Ci sono impossibili annunciazioni nelle Scritture di oggi, a regalarci un deciso salto in avanti verso il vicino Natale del Signore. La prima è rivolta a una donna sterile, che per divino desiderio e angelica proclamazione diventerà la madre di Sansone, uno dei grandi “giudici” di Israele. La seconda invece è diretta a un anziano sacerdote, marito di una donna ormai rassegnata all’idea di poter esser, al contempo, sazia di Dio e vuota di figli. 

Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni (Lc 1,6-7)

La condizione di questa coppia purtroppo riflette quella della nostra contemporaneità. Correndo dietro il mito della libertà e l’idolo dell’affermazione personale tante persone, oggi, sono costrette a riconoscere con amarezza di essere rimaste sterili, quando il giro di boa nel viaggio della vita è già compiuto. È una presa di coscienza dolorosa, che molti evitano o rinviano a tempo indeterminato. Il vangelo, però, annuncia che il Signore non smette mai di cercare frutto nella terra dei nostri progetti irrealizzati. 

«Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita 
e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni» (Lc 1,13)

Sfortunatamente la storia è solo parzialmente a lieto fine. Il bambino verrà concepito e nascerà. E sarà il grande precursore di Gesù, Giovanni la voce del Verbo di Dio. Zaccaria però rimarrà muto per nove mesi, tutto il tempo di una gestazione. La sua replica all’angelo tradisce sfiducia in Dio ed eccessiva attenzione a logiche umane. 

«Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni» (1,18)


L’Antico Testamento finisce qui, nell’arrendevole suono di domande simili a questa. Come potrà la nostra vita essere davvero diversa da come la stiamo vivendo e patendo? Come potremo conoscere il tempo e il luogo in cui finalmente ci sarà la tanto attesa svolta per i nostri sentieri? Ecco: il Natale inizia oltre questi umanissimi orizzonti, là dove si può solo attendere e vegliare. Anche ammutoliti, se ciò — in fondo — è la più felice espressione di quel “tutto” che stiamo aspettando. Il nostro sommesso grido.

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